La trave e la pagliuzza

Perché guardi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello?

Luca 6,41- 42; 6,45

La prima tematica riguarda la correzione da parte di uno che ha una trave nell’occhio, paragone in origine diretto contro i farisei, le guide spirituali che sviavano il popolo. Tuttavia nell’attuale contesto di San Luca esso è rivolto contro le false guide della comunità, che pretendono di essere “sopra” il maestro. Uno solo è l’autentica guida, uno solo è “maestro”, tutti gli altri sono discepoli.

La seconda tematica parla del legame intimo tra l’intenzione profonda, il centro e la radice della personalità, il “cuore” dice il vangelo, e il comportamento esterno, nell’agire come nel parlare. Ciò che importa non è tanto e solo l’agire esterno conforme ad un codice di norme, ma la verifica del “cuore”, In ultima analisi è dal cuore “buono”, dalla coscienza illuminata e pulita che un uomo può far scaturire una prassi autentica. Ciò che conta è l’attuazione della sua parola che, posta nel cuore, costituisce il deposito interiore e il fondamento di una vita solida di fede.

Come avete notato e dedotto dai vangeli si potrebbe cogliere una serie di spunti su ognuno degli organi con cui la persona umana opera e comunica con l’esterno: occhi, orecchi, voce, mani, piedi, cuore; e sul linguaggio di ognuno di questi sensi, il suo uso e abuso.

Io mi limito questa volta a raccogliere il messaggio legato agli occhi. San Matteo riporta un detto di Gesù dedicato interamente all’occhio: “La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso” ( Mt.6,22).

L’occhio è davvero la lucerna, o la spia, dell’anima. Le emozioni più intense, le passioni più violente, le gioie e i turbamenti più profondi, quelli che non possono essere tradotti in parole sono comunicati con gli occhi. Lungo il corso dei secoli sono cambiate tante cose, ma non è cambiato l’alfabeto degli occhi: sorriso, lacrime, paura, meraviglia, fiducia…sono uguali dovunque.

Nel mondo vivono circa sei miliardi d’esseri umani, il che significa tredici miliardi d’occhi che guardano, che interrogano, che raccontano, che esprimono. Ma quanti sono veramente gli occhi che funzionano da…occhi? Soltanto una persona psicologicamente matura sa usare bene gli occhi. Gesù è anche in ciò un modello insuperabile. Su tutte le cose egli porta uno sguardo amorevole e attento.

Attraverso i suoi occhi possiamo vedere, come assistendo ad un film, il mondo che lo circondava. Il pastore conta le pecore e corre a riprendersi quella che si è attardata; il contadino mette mano all’aratro, getta il seme, guarda il cielo; se una nuvola sorge da occidente sa che domani verrà la pioggia; se il vento soffia nel deserto sa che vi saranno giorni torridi. Gigli che crescono nel campo e uccelli che volano in cielo. La vecchietta spazza la casa per ritrovare la moneta perduta; la donna impasta il lievito con tre misure di farina e accende la lucerna per porla sul candeliere. Sulla piazza i braccianti attendono chi li assuma alla giornata. I bambini, vispi, fanno il girotondo e, con voci stridule, vanno ripetendo sempre lo stesso ritornello…

Nei Vangeli sono registrati diversi sguardi di Gesù che cambiano l’esistenza delle persone. Ricordo l’episodio della conversione di Matteo (Lc.5,27-28). E’ seduto, intento a riscuotere i dazi, a contemplare rapito, le monete che i commercianti depongono sul tavolo…E’ al massimo dell’euforia quando tutto ciò che fino a quel momento ha dato senso alla sua vita perde valore, nello sguardo di Gesù. Matteo si alza, abbandona ogni cosa e segue Gesù. Non ha assistito ad alcun suo miracolo, Gesù non è ancora famoso e allora? Osserviamo un particolare del racconto: “Gesù lo osservò”. Il suo sguardo si rivela all’istante irresistibile: è penetrante, affascina…Lo sguardo di Gesù non si ferma alla superficie, ma giunge diritto al cuore. Nel suo celebra quadro Caravaggio ha colto l’importanza di due sguardi che s’incontrano e fa ruotare intorno ad essi tutta la scena.

Alla luce dell’importanza che lo sguardo riveste per Gesù, possiamo comprendere meglio anche quello che nel vangelo egli dice circa alcune disfunzioni del nostro occhio. La medicina moderna è giunta a diagnosticare le malattie di una persona osservando il fondo dell’occhio; Gesù fa la stessa cosa per gli occhi del cuore.
La malattia più radicale segnalata è la cecità spirituale: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in una buca?” Gesù ammonisce in tal modo gli apostoli e i discepoli a non essere, come gli scribi e i farisei, “guide cieche” (Mt.23,16). La guida cieca è quella che non si lascia guidare dalla luce e dalla parola di Dio, ma solo dalla prudenza, o peggio dall’astuzia umana.

Questo avvertimento è rivolto in particolare alle guide delle varie comunità (è chiaro che Luca pensa certamente al problema dei falsi profeti nella comunità del suo tempo). Sentiamo piuttosto quello che Gesù dice di un’altra malattia della vista che riguarda tutti indistintamente.

” Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.
Spiritualmente parlando, il difetto di vista più frequente non è la miopia, ma presbiopia. Miopia è vedere bene da vicino e male da lontano; presbiopia, al contrario, è vederci bene da lontano, ma male da vicino. Colui che vede la pagliuzza nell’occhio del fratello e non vede la trave nel suo, è uno che vede lontano, ma non vede vicino. E’ un presbite. Il Presbite, a volte, non riesce a leggere uno scritto anche se ha i caratteri grandi come travi e ce l’ha ad un palmo dagli occhi.

Che cosa indica la famosa pagliuzza e la famosa trave? La pagliuzza è il peccato giudicato nel fratello, qualunque esso sia, in confronto al fatto stesso di giudicare che è la trave. Gesù denuncia qui una tendenza innata dell’uomo che i moralisti antichi hanno illustrato con la favola delle due bisacce. Nella rielaborazione che ne fa La Fontane (scrittore di favole) dice: “Quando vieni in questa valle porta ognuno sulle spalle una duplice bisaccia. Dentro a quella che sta innanzi volentieri ognun di noi i difetti altrui vi caccia, e nell’altra mette i suoi”

Siamo strani noi umani, possediamo occhi di lince nello scorgere i difetti del prossimo e siamo talpe cieche quando si tratta dei nostri. Dovremmo semplicemente rovesciare le cose: mettere i nostri difetti sulla bisaccia che abbiamo davanti e i difetti degli altri su quella dietro. Dopo tutto, i nostri difetti sono i soli che dipende da noi modificare e correggere.

Ciò che avviene per pregi e difetti avviene anche per diritti e doveri. Noi poniamo il più delle volte i nostri diritti nella bisaccia davanti e i nostri doveri in quella dietro. Viviamo, soprattutto oggi, in una società dove tutti sbandierano diritti, e nessuno sembra avere doveri. Nel momento in cui si vuole procurarsi il favore di qualche settore della società non si fa che mettergli davanti agli occhi i propri diritti, tacendogli i rispettivi doveri. Tanti conflitti sociali dipendono da qui. Si impone, anche a questo riguardo, un bel capovolgimento di bisacce: davanti i doveri, dietro i diritti, oppure, ciò che è lo stesso: davanti i diritti degli altri, dietro i diritti nostri. Tanto, anche se sono dietro, non c’è pericolo che li trascuriamo…

In conclusione, la similitudine trave-pagliuzza, è un’immagine grottesca e paradossale, tuttavia rende palese l’assurdità di colui che si innalza a giudice del fratello. Chi giudica si autogiustifica (rammentate la parabola del Fariseo e il pubblicano al Tempio?), s’illude nella propria ipocrisia, che gli maschera la profonda sfasatura tra la convinzione interiore e il comportamento esterno.

Soltanto una lucida autocritica è la condizione per aiutare, con senso di partecipazione e di misericordia, il fratello a correggersi.

Amen.alleluia, amen!