La salvezza: approfondimento

Giotto - Crocifisso di Santa Maria NovellaAlla luce dei racconti biblici e delle riflessioni a cui ci inducono, può sorprendere la domanda che spesso fa la gente: ma da che cosa ci ha salvati il Signore? Che bisogno abbiamo di essere salvati?

E alla risposta: ci ha liberati dal male, dalla schiavitù del peccato, obietta: ma che cos’è il male, che cos’è concretamente il peccato?

Credo che la coscienza di essere salvati diventi in noi reale allorché ci rendiamo conto della vastità del regno del male. In altre parole, ne cogliamo le risonanze quando sperimentiamo da che cosa siamo stati salvati e continuiamo a esserlo, quando ci accorgiamo di come e quando operano in noi, in me, le forze di schiavitù, di demolizione, di annientamento interiore, di deprivazione degli orizzonti.

Camminando verso la maturità umana, avvertiamo che in noi e attorno a noi ci sono forme di distruzione sempre all’opera, sperimentiamo che l’egoismo prevale all’altruismo, che l’orgoglio è avido di potere e di successo, che la smania di protagonismo corrode il cuore, che la fragilità umana è in se stessa insuperabile; allora intuiamo l’assoluta necessità di una salvezza dall’alto.

Anche camminando sulla strada del Vangelo, pur con tutta la nostra buona volontà,avvertiamo il peso della nostra debolezza, l’inconsistenza dei nostri propositi, l’incapacità a programmare le nostre giornate come desidereremmo, percepiamo con forza la grandezza dell’amore di Dio che solo ci salva dalla nostra dispersione, soprattutto quando riusciamo a “sentirlo” vivo con noi.

San Paolo ha mirabilmente descritto, con toni accorati, l’invincibilità del male che è in noi, in ciascuno di noi. Leggiamo del cap.7 della lettera ai Romani i vers.dal 14-19.

Si tratta di un’impotenza umana storica: l’uomo desidera il bene e però si accorge di non realizzarlo. Condizionato dalle vicende, dalle tensioni, dalle difficoltà, dalle opposizioni che deve superare, si indurisce e, indurendosi, si richiude in sé contro le difficoltà, si rinchiude nel possesso e nell’autodifesa e così rifiuta la dipendenza da Dio, della sua Parola, della sua Misericordia. Nei casi peggiori, resta travolto e nega la trascendenza di Dio. Nei casi migliori, arriva a vivere il dualismo per cui nei momenti buoni gli sembra di essere teso all’ascolto della Parola, ma poi, nell’incalzare delle circostanze, specialmente avverse (delusioni,amarezze,torti che subisce e che ha voglia di ritorcere) si difende a ogni costo, si oppone agli altri e, soprattutto, non fa più riferimento alla Parola di Dio. L’apostolo Paolo ha toccato con quel “peccato che abita in me” la profonda miseria dell’uomo, difficile a capirsi, e tuttavia sperimentabile negli effetti, nelle conseguenze, nelle situazioni storiche.

Non tutti riconoscono il peccato che c’è nella loro vita, ma tutti vedono con chiarezza il male che c’è nel mondo e cercano in tutti i modi un mezzo per sfuggirvi. Oggi sono molte le soluzioni che ci vengono proposte per evitare che il male entri nella nostra vita: magia e superstizione promettono che se noi facciamo determinate cose, non ci potrà accadere nulla di male; le tecniche di meditazione ci assicurano che la forza del nostro pensiero, se ben allenata, può aiutarci a difenderci da ogni difficoltà; gli scienziati assicurano che è il progresso che ci può liberare da ogni male; molte persone e filosofie hanno provato a cambiare il mondo e a vincere il male con i loro sforzi e la loro volontà, ma tutti hanno fallito.

L’unica salvezza per l’uomo, ormai immerso nel peccato e schiacciato dalle sue conseguenze, era che Dio offrisse un “mezzo” attraverso il quale si potesse perdonare il peccato originale e tutti i successivi peccati commessi volontariamente.

Nessuno di noi può risolvere il problema del peccato e del male. Soltanto Dio può liberarci e salvarci da tutte le sue conseguenze. E la risposta di Dio a tutti questi problemi e pericoli che ci minacciano è Gesù Cristo.

Gesù, fratelli e sorelle, è la nostra salvezza!

Gesù ha preso su di sé tutti i peccati, di ieri, di oggi e di domani, e ci dà la possibilità di ripristinare l’armonia iniziale della relazione con il Padre Celeste. Gesù è il Salvatore di tutto il nostro essere:spirito,anima e corpo.

E questo grazie alla sua morte in Croce, così che ogni essere umano può ritornare a Dio, ricevendo il suo perdono, le sue grazie e benedizioni.

Ma a questo punto sorge spontanea una domanda:vogliamo essere salvati? Gesù non impone con la forza la salvezza, Egli la offre, noi la possiamo accettare o rifiutare. Possiamo permettere a Gesù di guarire e salvare ogni aspetto della nostra personalità, di liberarci da ogni schiavitù, di donarci ora, in questo momento, una nuova vita e domani la vita eterna; oppure possiamo decidere di badare a noi stessi, possiamo credere che con le nostre capacità potremo salvarci da soli e che potremo con i nostri sforzi guadagnarci e conquistarci la salvezza.

Molti cristiani, fermi alla fede di base, pensano che siano le loro preghiere, le loro devozioni, le loro buone opere a salvarli..ma non è così. Nella lettera agli Efesini cap.2,vers.8 leggiamo:”E’ per grazia di Dio che siete stati salvati, per mezzo della fede. La salvezza non viene da voi, ma è un dono di Dio; non è il risultato dei vostri sforzi. Dunque nessuno può vantarsene”.

Risulta chiaro che le preghiere e le opere sono una diretta conseguenza dello stato salvifico che ci è stato donato.

La salvezza, è bene ribadirlo, è un dono di Dio, un regalo, un bene immenso che ci viene dato gratuitamente, ma sta a noi accogliere questo dono o respingerlo. Accettare la salvezza significa accettare GESU’, cioè credere a Lui, credere a tutto ciò che Egli ha detto, credere alla sua Parola e quindi agire con coerenza.

Gesù è il Salvatore ma solo se noi lo vogliamo diventa il nostro salvatore. Solo se noi crediamo in Lui.

Perciò dobbiamo imparare a conoscerlo e scoprire le cose che ha detto e questo lo possiamo realizzare attraverso la lettura e meditazione del Vangelo. E anche attraverso i Sacramenti della Chiesa.

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