La vigna e i due fratelli

IL FATTO DELLA VITA

Era l’alba di una mattina quando il sacerdote sentì che qualcuno batteva alla porta della canonica. Si trattava di un uomo, ebbro a prima vista: “Padre, ieri sera ho fatto festa con gli amici. Abbiamo bevuto molto e,sa com’è, abbiamo finito la serata con alcune donnine simpatiche. Con loro ho perduto la grazia di Dio. Non posso assolutamente andare a casa senza la grazia di Dio. Perciò sono venuto a confessarmi”.

Il prete gli rispose: “Amico, se hai perso la grazia di Dio con quelle donne, solo da loro puoi ritrovarla, chiedendo perdono alla donna che hai disonorato”. Quindi chiuse la porta in faccia all’uomo, che s’incamminò verso casa.

Un fatto della Bibbia.

Gesù con i peccatori e i pubblicani, “usurai”diremmo noi (Mt.9,10-13; Lc.15,2) si fermava nelle loro case (Lc.19,7), si faceva lavare i piedi da una prostituta (LC.7,37-38) e proponeva al dottore della legge come esempio un samaritano, considerato eretico (Lc.10,25-27), ascoltava le richieste dei pagani (Mt.15,28) e preferiva la gente semplice, maledetta e disprezzata dai farisei (Gv.7,49). Per cui i “bigotti” si sentirono molto scandalizzati. Gesù era accusato di fare queste cose “sbagliate”, ma rispondeva: “Non sono quelli che godono di buona salute ad avere bisogno del medico, bensì i malati (Mt.9,12).

Gesù arriva perfino a raccontare una parabola, in cui dimostra che il peccatore può essere migliore dei fariseo, che tutti giudicano un uomo devoto (Lc.18,9-14). I più acerrimi nemici dei farisei devoti sembravano buoni amici di Gesù. Perciò Gesù era una persona scomoda per i “bigotti”.

Ascoltiamo cosa dice Gesù alla gente del suo tempo su questo problema.

E’ facile dire: “Questo qui è buono. Quello là è cattivo”. Ma, così dicendo, forse non stiamo condannando noi stessi?

LETTURA VANGELO MATTEO 21,28-32

Commento

La parabola dei due fratelli dà una spiegazione al fatto che coloro che avrebbero dovuto essere i primi ad accogliere il Vangelo, in realtà l’hanno rifiutato. Come spiegarlo?

Sullo sfondo di questa parabola sta lo sconcerto generato da un duplice rifiuto. Gesù è stato rifiutato dai Giudei praticanti e dai rappresentanti della legge, mentre è stato accolto dal popolo, dai pubblicani e dai peccatori; la predicazione del Vangelo è stata rifiutata dai Giudei e accolta favorevolmente dai pagani.

Le due situazioni (la prima del tempo di Gesù e la seconda del tempo della Chiesa) si sovrappongono, come spesso succede nelle parabole. E’ una sovrapposizione corretta, perché la logica che sottostà ad ambedue le situazioni è la medesima.

Il discorso di Gesù è ben costruito: egli racconta la parabola, poi provoca il giudizio dei suoi ascoltatori, infine ritorce contro di loro un giudizio che essi stessi hanno formulato.

La parabola è strutturata secondo due quadri in perfetto contrasto, descritti allo stesso modo, quasi parola per parola: un no che diventa un sì; un sì che diventa un no.

Quando Gesù racconta la parabola, i suoi ascoltatori sono gli alti sacerdoti e gli anziani che lo interrogano sulla sua autorità. Ma si tratta di una domanda fittizia, senza impegno. Essi hanno già una ferma opinione su di lui.

La parabola ha due facce: su quale di esse si deve porre l’accento? Se rivolta ai giusti, li avverte che il loro sì può sempre diventare un no. Se rivolta ai peccatori, li assicura che le loro possibilità sono intatte: il no può diventare sì. Sembra, dunque, di trovarci di fronte a una specie di parabola “girevole”.

Ma questo si può dire unicamente se si legge la parabola in se stessa, strappandola dal suo contesto. Invece, alla luce del contesto in cui Gesù l’ha detta, la direzione è una sola. La parabola è rivolta ai giusti, ma per parlare loro dei peccatori: sono migliori di voi!

Che la parabola sia rivolta ai giusti, mettendo però l’accento sui peccatori, è segnalato anche dal fatto che nel primo quadro c’è un importante dato in più: “Ma più tardi, pentitosi, andò”.

Dal contrasto tra gli atteggiamenti dei due fratelli si potrebbe ricavare un primo insegnamento: non è il dire che conta, ma il fare.

Tuttavia, si tratta di una lettura incompleta, perché trascura le parole con le quali Gesù conclude la parabola: “In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi precedono nel Regno di Dio”. Sono parole forti e sconvolgenti che portano l’impronta dello stesso Gesù.

Naturalmente, queste parole non significano che tutti i peccatori entreranno nel Regno di Dio e che nessun Fariseo vi potrà entrare. Non esprimono un principio, una verità generale, ma fotografano una situazione di fatto, un’esperienza precisa vissuta dal Battista e da Gesù stesso. Un’esperienza singola, dunque, che tuttavia non è limitata a un solo luogo e a un solo tempo: può ripetersi.

Dopo la parabola e la sua applicazione Gesù racconta ciò che è accaduto a Giovanni Battista: “Infatti è venuto da voi Giovanni sulla via della giustizia e non gli avete creduto. I pubblicani e le prostitute gli hanno creduto”.

Stiamo attenti. Parlando del Battista, Gesù parla di se stesso. Il Battista gli serve da esempio. Ha incontrato uomini giusti e praticanti, ufficialmente credenti, che lo hanno rifiutato. Ha incontrato uomini ritenuti peccatori, che lo hanno accolto. Gli esempi evangelici sono numerosi al punto da formare una linea costante: da una parte, il pubblicani Levi, Zaccheo, la donna peccatrice, il buon ladrone; dall’altra, i farisei, i sacerdoti, il giovane ricco.

Dicevamo che Gesù parla di sé parlando del Battista. Ma, più profondamente, intende parlare di Dio. Il padre della parabola è senz’altro la figura di Dio.

Il Battista, Gesù, il Padre: il comportamento verso il Battista si è ripetuto nel comportamento nei confronti di Gesù; e nel comportamento verso Gesù si trova lo specchio (visibile, senza l’inganno delle parole) del proprio comportamento verso Dio.

Il no a Gesù è un no a Dio.

Le ultime parole di Gesù passano al “voi”, interpellando direttamente i suoi ascoltatori: “Voi, al contrario, pur avendo visto, nemmeno alla fine vi siete pentiti, così da credere in lui”.

A questo punto il contrasto non è più fra i due fratelli, ma tra il primo fratello che “alla fine si pentì” e gli interlocutori di Gesù che invece neppure “alla fine” si sono “pentiti”.

Con una sottolineatura, però, che aggrava ulteriormente la posizione degli ascoltatori: “avendo visto”.

Che cosa hanno visto e tuttavia non hanno creduto? Esplicitamente non è detto, ma certo si tratta della predicazione e della vita di Gesù che ora sta davanti ai loro occhi, con la massima chiarezza. Ci sono, dunque, tutte le premesse per valutarla in modo nuovo, per ripensarci. Ma questo non avviene.

Ecco perché ciò che è accaduto allora può riprodursi oggi (anzi è già avvenuto), questo è il messaggio; e il rifiuto di allora può diventare anche il nostro e per gli stessi motivi.

Amen,alleluia,amen.