Vangelo di Matteo – Cap 6,19-34


Il regno e i beni terreni

Michelangelo Buonarroti. La creazione di AdamoPur senza avere il carattere unitario dei brani precedenti, sono indipendenti poiché presi dalla fonte “Q” (Quelle in tedesco, fonte usata per i sinottici). In comune hanno un generico riferimento ai beni della terra. Concretamente Matteo vuole determinare l’atteggiamento del discepolo di Gesù nei riguardi delle ricchezze e dei bisogni elementari della esistenza: esso deve essere di radicale distacco e di libertà dall’angoscia. L’antitesi domina, ancora una volta, la raccolta di detti, costruiti su contrapposizioni fra tesori terreni e tesori celesti (vv.19-21), occhio sano e occhio malato (vv.22-23), servizio di Dio e servizio del denaro (v.24), ansia per il cibo e vestito e ricerca del regno (vv. 25-34).

Cap. 6,19-21 Quali tesori

*Non ammassate tesori sulla terra, dove le tarme e la ruggine distruggono e i ladri possono scassinare e rubare.

*Ammassate piuttosto tesori in cielo, dove né* tarme né ruggine possono distruggere, né i ladri scassinare e rubare.

*Il tuo cuore sarà là dove è il tuo tesoro.

Cap. 6,22-23 Nella luce o nella tenebra

*L’occhio è la lampada del corpo: se il tuo occhio è sano, tutto il tuo corpo sarà nella luce.

*Se invece il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà nella tenebra. Se dunque la luce che è in te è tenebra, come la tenebra sarà intensa.

Cap. 6,24 Un solo padrone

*Nessuno può essere servo di due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure sarà fedele a questo e disprezzerà quello. Non potete servire a Dio e a mammona.

Cap. 6,25-34 Nelle mani del Padre

*Perciò vi dico:non siate ansiosi per la vostra vita riguardo a cosa mangiare, né per il vostro corpo riguardo a cosa vestire. Non è la vita più importante del nutrimento e il corpo più del vestito?

*Osservate gli uccelli: non seminano, non mietono, non ammassano raccolti nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre! Voi valete più di loro.

*Del resto chi di voi con la sua inquietudine può prolungare la vita di un sol giorno?

*E perché siete ansiosi del vestito? Osservate come crescono i fiori dei campi che non lavorano, non si fanno vestiti.

*Ma io vi dico: neppure Salomone con tutta la sua ricchezza si vestì come uno di loro.

*Se Dio veste così l’erba dei prati che oggi fiorisce e domani sarà gettata nel fuoco, non si curerà molto di più di voi, gente di poca fede?

*Non siate ansiosi dunque dicendo: che mangeremo? Che berremo? Di che vestiremo?

*Di tutto questo sono alla ricerca affannosa quanti non conoscono Dio. Il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose.

*Cercate prima il regno di Dio e di fare la sua volontà ed egli vi darà in più queste cose.

*Non siate dunque ansiosi per il domani: il domani avrà di che angosciarsi per se stesso. A ciascun giorno il suo affanno.

Fiducia in Dio (nelle mani del Padre)

L’ultima sezione del capitolo 6 espone alcuni consigli sulla ricerca cristiana della giustizia. Il tema fondamentale è la decisione pro o contro Dio. Gli argomenti più importanti sono in relazione con il “precetto” della fiducia in Dio, che provvede ai suoi figli cibo e vestiario. Il materiale dei vv.19-34 riguarda gli aspetti della scelta tra Dio e la ricchezza terrena. I detti inerenti le vere ricchezze dei vv.19-21 mettono in contrasto la natura fragile delle ricchezze terrene e il tesoro eterno con Dio, il quale ricompensa coloro che offrono elemosina , preghiera e digiuno in segreto. Il detto seguente, vv.22-23, dichiara che gli occhi sono le lucerne dell’intero corpo. In tale contesto esso si riferisce al bisogno di una sincera visione spirituale, affinché* la persona possa comportarsi in modo adeguato. Coloro la cui visione non è focalizzata sull’obbedienza a Dio, piomberanno nell’oscurità. La decisione pro o contro Dio si riflette in tutte le dimensioni della vita della persona. La scelta tra Dio e la ricchezza terrena è resa esplicita al v.24, in cui quest’ultima è personificata come Mammona (ciò in cui si ripone fede e fiducia) I detti sulle preoccupazioni e sull’ansia ai vv. 25-34 cercano di liberare i discepoli di Gesù dall’eccessivo interesse per il cibo e il vestito per mezzo di alcune considerazioni. Essi sono invitati a riflettere sulla provvidenza di Dio che si manifesta nella natura ( gli uccelli e fiori selvatici), e a comprendere che gli esseri umani sono ancora più importanti agli occhi di Dio.

Non siate ansiosi! Gesù non intende affatto fare l’apologia della pigrizia o dell’imprevidenza. Egli non contrappone al lavoro impegnato una vita inattiva. Piuttosto propone un atteggiamento interiore di fiduciosa serenità all’interno di un impegno lavorativo, anche duro e faticoso. In concreto Gesù ammonisce gli sfiduciati. Il vocabolo greco “oligopistoi” che qui ricorre (si trova dalla fonte “Q”) trova ampio e privilegiato uso nel Vangelo di Matteo. Serve ad esprimere la mancanza di fiducia dei credenti. Questi hanno fede, ma sono afferrati dalla sfiducia (altra effetto dell’ansia). Alle prese con le difficoltà si lasciano travolgere. Tuttavia il brano evangelico non si limita ad esortare, intende invece giustificare l’appello ripetuto. I discepoli d’ogni tempo sono nelle mani del Padre celeste. Se Egli si cura degli uccelli, procurando loro il nutrimento, se riveste i fiori del campo di splendore e bellezza, a maggior ragione non permetterà che manchi il necessario ai credenti, che ai suoi occhi valgono molto di più. Lasciarsi travolgere dall’ansia, significa comportarsi da pagani, ignari della presenza provvida di Dio, che conosce perfettamente quanto abbisogna ai suoi figli. A quest’argomento sono state aggiunte secondariamente due motivazioni di carattere filosofico-sapienziale: più importante del cibo e del vestito è la vita; dopo tutto l’ansia è sterile e non serve a prolungare di un sol giorno la durata dell’esistenza, anzi. Ricondotta l’ansiosa preoccupazione per le necessità della vita ad un atteggiamento fiducioso, Gesù propone ai discepoli in modo corretto ciò che deve stare al vertice del loro impegno e della loro ricerca: il Regno di Dio. Il brano evangelico si chiude ottimamente col detto di Gesù: “Non siate dunque ansiosi per il domani”. Il discepolo d’ogni tempo è chiamato a vivere alla giornata, senza ipotecare il futuro o assumerne in anticipo il peso. Gesù ci esorta ad un fiducioso abbandono nelle mani del Padre celeste, accettando di vivere l’oggi carico della sua bontà e del suo amore. Le parole di Gesù sono un messaggio di straordinaria consolazione: abbiamo un Padre in cielo che pensa a noi molto più che ai fiori dei campi e degli uccelli del cielo. La nostra situazione è dunque simile a quella di un ragazzo, che è sereno e tranquillo perché padre e madre pensano a lui circondandolo d’amore.

Gli affanni non risolvono nella e sono invitati a riconoscere che , se il loro cuore è disposto a servire Dio solo, queste cose baderanno a se stesse. Il Dio al quale essi si rivolgono in preghiera come Padre sa tutto ciò di cui hanno necessità.

Elemosina, preghiera, digiuno, fiducia; non sono cancellate perché pratiche farisaiche, ma, Gesù, vuole che siano compiute dai suoi discepoli con spirito diverso; vuole che chi lo segue ricerchi la ricompensa di Dio e non degli esseri umani, ecco spiegato l’agire in segretezza, per non dare spettacolo; quindi se ricerchiamo l’approvazione di Dio, favoriamo il vero amore e la giustizia e non caschiamo nella demagogia, nell’adulazione, nel compromesso interessato.

Le parole di Gesù non si limitano ad invitare alla serenità, liberando gli esseri umani dal fascino illusorio del possesso, ma ci indica la vera via della liberazione: “Ammassate tesori in cielo” che non tradiscono: amore, fraternità, ricchezza condivisa. La Chiesa ha scoperto il “tesoro” e vive ogni cosa come Eucaristia: dono ricevuto dal Padre e condiviso con i fratelli e le sorelle; libera dall’ansia di vita cerca in tutto il Regno del Padre e la sua giustizia.

Indice Vangelo di Matteo