Sergio e Elena

Parte settima

Qualche giorno più tardi, al ritorno della Messa pomeridiana, mi fermai ad attendere Elena all’uscita dall’ufficio. Con mia grande sorpresa la vidi uscire in compagnia di una sua ex collega. Le salutai ed Elena mi disse che aveva fatto partecipe l’amica di quanto ci era accaduto incontrando Gesù. Lei mi disse che si era ritrovata a vagare in automobile per la città senza avere una meta prefissa, ma che in lei vi era l’irrefrenabile desiderio di incontrare Elena. Certo doveva inventare una scusa onde spiegare la visita poiché da tempo non la vedevamo. Disse che era andata da Elena per gli auguri di Natale. Scusa banale. Tuttavia non desistette e si ritrovò sulla soglia dell’ufficio di Elena, La quale appena la vide le andò incontro con un sorriso a trentadue denti. L’amica disse che le brillavano gli occhi dalla felicità ed essendo a conoscenza del fatto che Elena soffriva da tempo di ipertiroidismo, quella felicità le fece un immenso piacere.

Nel cortile antistante il fabbricato degli uffici, sostammo e le spiegammo a grandi linee e brevemente il modo in cui si era operata in entrambi, come una folgorazione, la conversione al Signore e di come questa fosse maturata nella lunga ricerca della vera essenza della vita. Parlammo all’amica dei giorni difficili, delle difficoltà, della disperazione, della sofferenza che avevamo vissuto e che, prima o poi, segnano la vita di tutti, cioè del fatto di non riuscire più ad intravvedere vie d’uscita e di come poi, con la forza che deriva dalla fede in Dio e con l’aiuto della preghiera, Dio ci avesse illuminati e condotti verso la speranza, facendoci uscire da quella situazione ed infondendo nei nostri cuori la pace, la fiducia che ora anche lei poteva ricevere tramite noi a piene mani.

Le raccontammo della comunità di preghiera della quale eravamo entrati a far parte, formata da laici desiderosi di intraprendere o ritrovare, assieme, il cammino verso Gesù Cristo, in una società dove la fede e la preghiera vengono spesso considerate come una perdita di tempo ed un ostacolo all’arrivismo umano, dove gli insegnamenti della Chiesa appaiono a volte come dei tabù che limitano il sacro diritto alla libertà dell’essere umano e dove l’adorazione dei beni materiali ci porta a scordare i valori fondamentali della vita. Inoltre le dicemmo che la comunità era stata fondata col nome dell’Apostolo Paolo del quale ci si prefiggeva di seguirne l’esempio, attraverso la parola di Dio trasmessaci dalle lettere e dalle esortazioni che, nel corso dell’apostolato, San Paolo inviò alle varie comunità da lui stesso fondate. La preghiera comunitaria divenne per tutti noi motivo di arricchimento e di gioia piena.

L’amica di Elena, oggi mia figlioccia nella fede, fu esterrefatta e meravigliata da quanto le avevamo esposto, tratteggiando gioiosamente l’esperienza dell’incontro con Cristo. Lei aggiunse che non voleva lasciarci, ma che tuttavia doveva rincasare. Però ci confessò che le avevamo ridonato la speranza e che aveva percepito che il Signore le aveva indicato la strada da seguire, che non l’aveva abbandonata ma, al contrario, aveva ricevuto le risposte che attendeva da tempo.