Sergio e Elena

Parte quinta

Quei due brani, nei giorni successivi, mi fecero riflettere molto anche se l’unica certezza di quel periodo è che mi ero abbandonato a nostro Signore totalmente, malgrado non lo conoscessi più. Ma una notte, mentre stavo in preghiera e leggevo il Vangelo, senza peraltro capirne il senso, piangendo, invocai il Signore e gli dissi “Sì Signore, ti accolgo come mio Salvatore e Signore e ti apro la porta del mio cuore”…improvvisamente una gran luce si stagliò nel vano della porta del corridoio. Era meravigliosa, avvolgente.. So solo che dopo la visione mi sentii come se mi trovassi in un teatro e il sipario si fosse aperto. Ora tutto diveniva chiaro. Le parole assumevano un significato e tutto quanto era accaduto negli ultimi mesi aveva un senso: la conversione. Tutto ciò era per me, Elena, non partecipava. Michele poi si trovava in accademia lontano mille chilometri. Tuttavia le vie del Signore sono veramente misteriose. Mia moglie che fino a quel momento era rimasta scettica, la sentii giungere in salotto, qualcosa l’aveva svegliata. Non disse niente. Si sedette accanto a me, mi strinse la mano e sussurrando mi disse che desiderava pregare con me, e insieme, piangendo a dirotto, lodavamo il Signore e la Madonna. Per quanto tempo? Non lo so ancora oggi, so solo che al termine eravamo felici. Ci recammo, l’indomani, dal nostro padre spirituale, un barnabita che nel frattempo avevamo trovato, e che era disposto a seguirci. Ci confessammo, una confessione generale di tutta una vita, e finalmente ci sentivamo in pace, pur con tutti i problemi che ci attanagliavano.

Qualche giorno più tardi Tito a sorpresa ci invitò nella casa di alcuni suoi amici per un incontro di preghiera. Si trattava dell’abitazione di Priscilla, una donna dai modi spicci e garbati, una donna concreta, una donna che ispirava fiducia, una donna sulla quale contare all’istante. Non eravamo soli, c’erano altre persone con le quali stringemmo amicizia fraterna. Trascorremmo la serata in preghiera e il fatto che più mi impressionò in quell’eterogeneo gruppo fu l’intensa partecipazione emotiva, la semplicità con cui ci si rivolgeva a Gesù Cristo, proprio come ad un amico. D’altra parte Lui aveva detto che nel momento in cui ci si ritrovava a pregare nel suo Nome, lui era in mezzo al gruppo. Infine nel recitare il Padre Nostro, ci prendemmo per mano e il gesto, risalente alla comunità primitiva, ci aveva rinsaldato con gli altri. Com’era possibile? Queste persone vivevano, pensavano, e pregavano dandoci la sensazione di assistere alla proiezione di un film. Invece, era pura realtà. Non vi era la benché minima nota stonata in quella sinfonia spirituale alla quale cooperavamo anche noi rendendola possibile.

Ai presenti confessammo che proprio in quei giorni avevamo iniziato a pensare a Gesù Cristo in maniera diversa. Stavamo gradualmente conseguendo la certezza che dovunque il suo insegnamento arrivasse portava una nuova vita, una nuova speranza e una nuova prospettiva. Dichiarammo che inizialmente ciò che pareva estremamente difficile da raggiungere divenne facile: considerare Gesù un amico. E così confidammo loro che avevamo compreso la sua straordinaria nascita, la sua straordinaria vita, la sua straordinaria morte sulla croce, la sua straordinaria risurrezione e che tutto quanto dimostrava senza ombra di dubbio che Gesù era esattamente ciò che diceva di essere: il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, quello stesso Gesù morto anche per noi e che continua a vivere nel presente. Ammettemmo che Lui desiderava entrare nella nostra vita, perdonare i nostri peccati e donarci con la fede, il potere di vivere una esistenza piena.

Così le sue parole: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt.11,28), ci donarono uno stimolo ad affidarci a Lui, ad aprirgli il nostro cuore, ad accoglierlo come il sacrificio fatto da Dio Padre per i nostri peccati ed invitarlo nella nostra vita attraverso la fede.

Il prorompente desiderio di Gesù stava emergendo in tutta la sua grandezza e magnificenza. Manifestammo con fervore la preghiera a Gesù dicendogli che avevamo bisogno di Lui e lo ringraziammo per essere stato crocifisso in vece nostra, gli aprimmo sinceramente e in tutta umiltà la porta dei nostri cuori e lo accogliemmo come nostro Salvatore e Signore, offrendogli la nostra vita, chiedemmo inoltre di plasmarci come Lui voleva fossimo. In quei giorni io e Elena, percepimmo, nella solitudine della nostra casa, una forza nuova interiore che ci procurava un’emozione e una commozione meravigliosa. Ci rivolgevamo a Gesù ogni giorno con la preghiera di lode, scoprimmo in questo modo il meraviglioso progetto per la nostra vita nelle Sacre Scritture, nella sua Grazia, nella sua Chiesa, nei suoi Sacramenti e nella sua entusiasmante promessa: “Io non vi lascerò mai, non vi abbandonerò, ecco, io sono con voi ogni giorno fino alla fine del mondo”.