L’amore verso se stessi

GesùIl secondo comandamento dice: “ama il tuo prossimo come ami te stesso”. Cosa significa questo? che l’amore di Dio passa attraverso l’amore di noi stessi in primis; Dio è dentro di noi ed è proprio conoscendolo, instaurando con lui un rapporto di amicizia interiore che si potenzia l’amore verso noi stessi. Perché l’amore di Dio illumina, scalda, mette in luce i nostri talenti, ci arricchisce, ci fa conoscere meglio, ci fa diventare suoi discepoli per potere dare agli altri in modo autentico e sano.

Come può una persona dare amore al prossimo quando in primis non ha amore verso se stesso? no non può, non sarebbe con sincera volontà di donare, sarebbe forse un ripiego per sentirsi utile, per fare qualcosa per la società, sarebbe un dovere, ma solo prendendoci prima cura di noi stessi e curando le nostre ferite, possiamo poi donare amore gioioso ai nostri fratelli.

Si perché spesso non siamo in grado di guarire le nostre ferite, ma occorre la mano di Dio.

“Raccontami tutto svelami le ferite del tuo cuore, Io le guarirò la tua sofferenza diverrà la fonte della tua santificazione (Gesù a Santa Faustina – E.V., 1487)” diceva Gesù a Suor Faustina, detentrice del messaggio della Divina Misericordia affidatole da Gesù, che le apparve chiedendole di far dipingere un quadro dove vi era rappresentata la figura di Gesù con le due ferite al costato, nella prima usciva del sangue, e nella seconda dell’acqua per la giustificazione delle anime.

Scrisse un diario Suor Faustina, dove raccontò la sua esperienza della Rivelazione di Gesù e del messaggio che doveva diffondere e divulgare: l’infinita misericordia di Dio, morì come Gesù all’età di 33 anni.

Chiusa questa breve parentesi nel silenzio, nella meditazione e nella preghiera possiamo guardarci dentro.

Spesso le nostre risposte sono date nei silenzi, quando l’anima riesce a respirare perché durante il giorno diventa sorda, è assediata dal rumore e dai ritmi della società moderna che ne impediscono l’ascolto.

Siamo incatenati in una morsa di condizionamenti che non abbiamo neanche il tempo per poter pensare, siamo sempre indaffarati che non riusciamo neanche ad assaporare il singolo momento di pace.

Ma quando riusciamo a trovare quei pochi secondi dove dimora quel piccolo silenzio in un angolo della natura, davanti alla finestra della nostra stanza, in una chiesa, allora in quel momento è come se lasciassimo entrare una luce, uno spiraglio e riuscissimo ad intravedere anche i pensieri più nascosti, quelli sotterrati nella parte più intima di noi, ma che costituiscono veramente la nostra essenza e fanno parte del nostro io più autentico, “il patrimonio di noi stessi”.

Indice: Il Dono Più Grande (di Maria Cristina)