La conversione – 7

La Rivelazione

Carl Heinrich Bloch - Gesù ConsolatoreAvevo ormai letto tantissimi libri su Padre Pio, e la gioia mi accompagnava sempre, la percepivo nell’aria, ero felice e serena. Si stava avvicinando il Natale e mai come in quel periodo percepivo l’atmosfera magica del Natale, avvertivo quel calore, quella intensità, quella dolcezza e sensibilità che dovrebbe accompagnare sempre un evento come è la nascita del nostro Salvatore. Quella domenica mi recai a Messa per ricevere l’Eucaristia, mi accompagnava una persona a me molto cara, che stavo iniziando a conoscere in quel periodo e alla quale avevo raccontato come avevo conosciuto Padre Pio. Seguii attentamente l’omelia, tuttavia al momento della comunione fui presa da un leggero sollevamento da terra, sentii come una mano che mi accompagnava all’altare, ero sicura che si trattasse di Padre Pio. Ad un certo punto la mano mi lasciò e venni “trascinata” delicatamente dietro il tabernacolo della Chiesa, davanti ad un crocifisso. Era la Chiesa di San Francesco.

Avevo i sensi leggermente sospesi, non percepivo nulla attorno a me, ero come sospesa, staccata dalla terra, non sentivo nulla di ciò che accadeva attorno a me, e sentii Dio… Non riuscivo a parlare, provai ma non usciva nulla, piangevo, le lacrime scendevano a fiume, sentivo una brezza delicata, come un vento caldo tiepido…il Signore mi disse queste parole: “apri il tuo cuore” e lo sentii per tutta la durata della consumazione dell’eucarestia. Sentivo il suo amore, disarmante, ricopriva tutto il mio essere, un amore che non conoscevo come amore terreno, ero immersa in questo amore, mi ricopriva completamente, come Dio ama la sua creatura, io ero la sua creatura e appartenevo al suo amore, a lui, sentivo l’immensità, la potenza senza confini di questo amore, mi sentivo una briciola del pavimento, sentivo che se lui avesse soffiato io sarei volata via. Mi faceva sentire la sua potenza, ma non per incutermi paura o timore, ma per donarmi amore puro che mi paralizzava da quanto mi assorbiva.

Non avevo bisogno più di niente, potevo rimanere in quello stato catatonico per sempre. Il mio essere era completamente dissetato e appagato. Sarei rimasta avvolta nel suo amore in quella nuvola sospesa per sempre. Quella sensazione di rapimento divino durò per tutto il tempo della comunione poi lentamente tornai alla dimensione più terrena, e cominciai meglio a prendere coscienza di ciò che mi circondava.

Mi ritrovai sola, davanti al crocifisso.

Capii che tutto ciò era avvenuto in quei minuti in estrema solitudine, non c’era nessuno, solo io e Dio. Capivo che mi aveva chiamato da sola, tant’è che accadde un fatto importante, che voglio riportare. Il ragazzo che stava partecipando con me alla messa comprese subito che era accaduto qualcosa di inspiegabile, lui mi disse che cercò di raggiungermi dietro l’altare al crocifisso ma che ad un certo punto “qualcuno gli aveva impedito di proseguire, di muoversi, mi disse che non riusciva più a muoversi, era paralizzato”.

Mi chiese cos’era successo dietro al tabernacolo. Non risposi subito, ero un pò frastornata, e in quel momento non volli e non mi sentii di parlare con nessuno, gli dissi che gli avrei spiegato in prosieguo. Stavo cercando di capire cosa mi era accaduto, ma non c’era niente da capire, c’era solo da prenderne coscienza.

Seconda parte Rivelazione

Passato qualche giorno gliene parlai, lui non si impressionò, ne ebbe titubanze, anche perché fin dall’inizio del mio ritorno da San Giovanni Rotondo gli avevo sempre raccontato tutto, tant’è vero che mi disse che forse era il caso che io ne parlassi con un sacerdote per avere comunque un riscontro e un confronto. Ero molto reticente a riguardo ma volevo comunque cercare una persona, un sacerdote appunto con il quale conferire, ma desideravo una persona sensibile, attenta, non chiunque, volevo cercare la persona che ritenevo più giusta per raccontare l’episodio.

Non tardò a mancare l’occasione.

Sempre nella stessa Chiesa di San Francesco vi era un sacerdote con il quale avevo parlato poche volte, ma che mi era subito apparsa la persona giusta per me. Una persona che stimo e ho sempre stimato molto, di una sensibilità, dolcezza e delicatezza più unica che rara. Gli chiesi un colloquio in forma privata e decidemmo il giorno in cui vedersi.

Ci incontrammo nella sacrestia, da soli a tu per tu, senza il confessionale, che anche se necessario a volte mi metteva un pò di imbarazzo, forse perché ho sempre voluto guardare in viso la persona con la quale interloquire. Parlammo per diverse ore, lui giustamente mi rivolse molte domande, alle quali risposi con estrema sincerità. Mi disse che avevo ricevuto un grandissimo dono: il dono della Rivelazione. Dio mi si era manifestato e tra le sue manifestazioni la mia era stata molto “forte”. Mi disse di farne estremo tesoro, di custodirlo nel cuore e di essere sempre costante nella partecipazione alla preghiera e nel perseverare nella fede.

All’inizio trovai le sue parole ovvie, ma in realtà avevano un grande significato. Dio entra dentro di noi quando vi è il libero consenso, quando apriamo il nostro cuore e lo facciamo entrare. Lui ci disse nel Vangelo che ha concesso il libero arbitrio, la nostra scelta e volontà di fare agire il suo spirito su di noi solo attraverso la nostra accettazione. Come lo spirito che alitò sui discepoli che poterono portare in questo modo attraverso lo spirito rinnovatore e illuminante la parola di Gesù nei secoli attraverso la scrittura del Vangelo. Lo spirito santo è di fondamentale importanza è con esso che possiamo elevarci a Dio, sentire la sua presenza, i suoi messaggi d’amore nel cuore, attraverso lo spirito Dio ci parla, è dentro di noi, e ci illumina.

Dopo quell’incontro lo spirito dimorò moltissime volte in me, o meglio lo sentii per tantissimo tempo in diverse occasioni e ancora a tutt’oggi. Occorre impegno nel rinnovarlo con la preghiera costante, e i pensieri rivolti a nostro Signore. Bisogna ogni giorno fare memoria e tesoro del dono della fede per poterlo sempre mantenere vivo e fare in modo che dia frutto, che sia di aiuto ai nostri fratelli, sia attraverso l’evangelizzazione che attraverso le opere di carità. A volte non è così facile come sembra, perchè siamo immersi in questo mondo malato, dove si sente di più la voce dell’inquietudine, dello stress, del lavoro, dove impieghiamo poco tempo per la meditazione, per i silenzi, per ascoltarci, dove gli idoli materiali predominano su quelli spirituali.

Se solo per un momento noi ci fermassimo: ad un certo punto sentiremmo dentro di noi quella voce interiore che ci parla…è la voce di Dio che è dentro di noi…che ci chiama….dobbiamo metterci solo nella posizione di ascolto…mi vengono in mente queste parole che lessi: “Dio ci passa sempre accanto e noi non lo riconosciamo o non siamo in grado di riconoscerlo”. Lui chiama come diceva San Pio, chiama ognuno di noi, ma noi siamo “sordi”. in realtà siamo presi dalla routine, e da mille cose o pensieri che lasciamo poco spazio all’ascolto del nostro silenzio, li dimora Dio…

Indice: Il Dono Più Grande (di Maria Cristina)