Morte

Peter Paul Rubens - elevazione della croceLa parola morte genera paura nei cuori di tutti gli esseri umani. La questione è che viene considerata tanto impenetrabile quanto inevitabile. Noi esseri umani siamo a malapena in grado di parlarne e di fare alcune considerazioni sulle sue reali conseguenze. Questa reazione è perfettamente comprensibile, se consideriamo che molte persone intendono la vita null’altro che uno stato in cui il corpo umano è biologicamente attivo. Dovremmo, invece, interrogarci sul significato stesso della morte, su cosa succede dopo, se qualcosa accade, e su come dovrebbero reagire le persone amate che sopravvivono.

Il mistero della morte è parte dell’enigma dell’anima e della vita stessa, infatti comprendere la prima significa capire realmente la seconda. Durante la vita nella forma che ci è familiare, il corpo è animato dall’anima, mentre dopo la morte i due vengono separati, L’anima, comunque, continua a vivere come prima, liberata dai limiti fisici del corpo e, poiché il vero carattere di una persona, la sua bontà, la sua virtù e il suo altruismo, si trovano nell’anima, essa ascenderà a un livello superiore dopo aver adempiuto ai propri compiti terreni (ti rammenti che ti avevo parlato di ciò?)

La fisica moderna ci ha insegnato che nessuna sostanza si distrugge, ma che semplicemente cambia stato e che la materia è, appunto, una forma differente di energia. Un albero, per esempio, può essere abbattuto e usato per costruire una casa, un tavolo, una sedia e altro ancora. Il legno rimane legno, qualsiasi forma assuma e, quando questo stesso legno viene bruciato in una fornace, cambia ancora forma, diventando energia che sprigiona calore e gas. L’albero, la sedia e il fuoco non sono altro che forme differenti di una medesima sostanza. Se tutto è vero per una sostanza materiale, a maggior ragione vale per una sostanza spirituale. La forza della vita spirituale dell’essere umano, l’anima, non scompare mai. Dopo la morte, cambia forma, assumendone una più elevata. Questo concetto può essere inizialmente difficile da comprendere, poiché noi ci affidiamo così ciecamente ai nostri sensi nell’affrontare la vita.

Torniamo all’esempio del legno: è più facile tenere tra le mani una sedia piuttosto che il calore e l’energia rilasciata dal legno in combustione; nonostante ciò, però, il calore non è meno reale della sedia. Penetrando sempre più profondamente in questo pensiero spirituale, impariamo a rapportarci con la realtà dello spirito, il suo innalzamento dopo la morte e il suo distacco dal corpo verso una forma più pura di energia.

Non importa quali sofferenze materiali possano colpire una persona, non sono altro che questo: afflizioni fisiche. Nulla di ciò che succede alla carne e al sangue diminuisce in alcun modo il potere dell’anima, che è puramente spirituale. Non è appropriato, quindi, usare la locuzione “dopo la vita” in riferimento a quanto accade dopo la morte. “Dopo la vira” implica che la persona è entrata in un altro luogo, separato, mentre in realtà la morte è la continuazione della vita come noi la conosciamo, semplicemente vista in una forma nuova più elevata.

Nel Libro della Genesi il capitolo che tratta della morte di Sara, infatti, è intitolato: La vita di Sara. Il capitolo in cui si affronta la morte di Giacobbe si intitola “Giacobbe visse”. Quindi, prima di poter rispondere esattamente alla domanda: Che cos’è la morte?, ci si deve innanzitutto chiedere cosa sia la vita. Secondo la definizione medica, c’è vita quando il cuore e il cervello della persona funzionano. D’altra parte, però, una persona può essere biologicamente viva, ma per nulla presente alla vita; respirare, camminare e parlare sono solo manifestazioni di ciò che chiamiamo vita.

La vera sorgente della vita, l’energia che permette al corpo di funzionare, è l’anima che, essendo collegata al Creatore, Colui che dà la vita, è immortale. Mentre le manifestazioni della vita seccano dopo la morte, l’anima continua a vivere, benché in forma differente.

Come può un essere umano mortale entrare in contatto con la vita eterna? Vi riesce se imposta la vita materiale in modo da fondere corpo e anima, collegandosi così col Creatore. Chi trasforma il proprio corpo in un veicolo di amore e generosità, è una persona che alimenta la propria anima immortale. E’ dando la propria vita agli altri che si diventa veramente vivi.

Per chi, invece, la vita consiste solo in conquiste materiali, la morte fa paura e non rappresenta altro che “la fine”: è il momento in cui tutti i successi effimeri vengono meno. Per chi, invece, la vita è un guadagno spirituale, essa non finisce mai; l’anima è alimentata dall’energia inestinguibile delle buone azioni che la persona ha compiuto sulla terra, e continua a vivere materialmente attraverso i familiari che ne perpetuano la vitalità spirituale.

E’ molto difficile distinguere fra vita biologica e spirituale: siamo distratti da tante trappole, dai rumori del mondo che ci circonda.

Una volta che l’anima lascia il corpo, tuttavia, possiamo vedere chiaramente come continui a esistere, come continui a ispirare le persone a compiere opere d’amore aiutando gli altri e a vivere una vita in sintonia col Creatore.

Proprio quando una persona virtuosa lascia fisicamente questa terra, inizia a esercitare l’influenza molto profonda.