Nella Pasqua: Mi ami tu più di tutti questi?

Quando ci presentiamo alla Chiesa-parrocchia, Gesù non può esimersi dal rivolgerci questa domanda: “Mi tu più di questi?” (Gv,21,5). Alla nostra risposta affermativa, il Maestro ci suggerisce nel cuore questa raccomandazione: “Ascolta la mia parola. Accostati alla mensa del pane e del vino, memoria della mia passione, morte e resurrezione; entra nella dinamica interiore dell’amore di Dio per imparare perdutamente l’amore del prossimo ogni giorno”.

La raccomandazione è rivolta a ciascuno e a tutti, perché nulla nella Chiesa, famiglia di Dio, è privato, ma tutto, invece, è al servizio di tutti, essendo la Chiesa-parrocchia il luogo prescelto dalla volontà di Dio, in cui si vive, si perfeziona l’amore e la carità vicendevole:

“Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona, un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri della scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato ma non avessi la carità, nulla mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine”. (1 Cor.13,1-8).

Allora non frequentiamo mai la Chiesa con l’animo di chi vuol criticare tutto, ma non è disposto ad amare qualcuno o qualcosa, o ad ascoltare per convertire il suo cuore di pietra in cuore di carne.
La parrocchia è l’amore di Dio e del prossimo vissuto e praticato in prima persona, incominciando dai più poveri, dai più umili, dai bambini, dai minimi del proprio ambiente.

Bisogna crescere nella fede, nella speranza e nella carità, per gridare a tutti gli uomini che incontriamo, specialmente ai nostri familiari che hanno abbandonato la professione di fede: “Dio ti ama. Dio ti ama tantissimo. Dio è con te. Dio ti segue con amore, perché in Dio siamo, viviamo e ci muoviamo” (At. 17,28).

Per amore dobbiamo conoscere Gesù e i fratelli. Gesù si rivela in continuazione dentro di noi e fuori di noi. Le occasioni del bene, cari cristiani parrocchiani, superano le occasioni del male, perché “il mistero del bene”, che proviene dal mistero dell’amore di Dio in Gesù risorto nello Spirito Santo, è la realtà desiderata, creduta, sperata, ricercata dalla mente e dal cuore di tutti gli uomini.

La speranza di migliorare, perfezionare e realizzare se stessi, spinge chiunque ad ascoltare “il Maestro interiore”. Se un sogno è fatto da tutti gli uomini, non è più un sogno, ma una possibilità.
La parrocchia ci apre il cuore alla scoperta più importante della nostra vita: ama Dio, perché egli ci ama come Padre in Gesù, per sempre.

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