Nella Pasqua: O stolti e tardi di cuore…

…a credere tutte le cose!

Sosta con me, caro cristiano parrocchiano, accanto al risorto per seguire il lavoro interiore che Cristo Risorto svolge nell’interno delle coscienze, dei cuori e delle menti. Scendi con me nel silenzio del saluto pasquale: “ Pace a voi!”. E’ vero! Non c’è pace in noi. Non ci può essere pace dopo il peccato, dopo avere crocifisso Cristo. Gesù vede il nostro intimo meglio di noi stessi.

Il silenzio dei sensi è d’obbligo. Vorrei riascoltare la sua voce. San Tommaso apostolo esprime la sua incredulità: “Se io non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel foro dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò” (Gv.20,25).

Anzi se non vedo, se non esperimento, se non posseggo tangibilmente la sua presenza non credo: in questo modo continua la spirito di S. Tommaso che è in me, in te, in noi cari cristiani parrocchiani, e in tutti gli altri protagonisti del calvario di quel tempo e del nostro tempo.

Ora, la resurrezione è un fatto al di fuori e al di sopra dell’esperienza sensoriale; ma Gesù, spinto dalla carità del suo amore, per aiutare i suoi a passare dall’idea di fallimento all’idea della resurrezione, si sottopone, per quaranta giorni, alle loro richieste, rientrando nei modi stabiliti dalla sua carità provvidente, nel campo dell’esperienza sensoriale, per dimostrare agli apostoli che Egli è veramente risorto in corpo e anima.

“Sono proprio io. Toccatemi e guardate…Uno spirito non ha carne ed ossa come vedete che ho io. Guardate le mie mani e i miei piedi” (cfr.Lc.24,39).

Gesù, però, dopo questa parentesi, ritorna ad essere risorto con il corpo glorioso nella dimensione dello Spirito.
Il Cristo storico passa nel Cristo della fede. “Se Cristo non è resuscitato allora vana è la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede…Ora noi sappiamo che Cristo è risuscitato dai morti primizia di coloro che sono morti” (Rm.15,14).

Nell’esperienza dello spirito, che si fonda sull’ascolto della parola di Dio e degli avvenimenti resi noti attraverso le Scritture e da testimoni oculari, che conta è credere di cuore, con un atto di fede sfiduciale in Cristo senza esitazione, per non sentirci ripetere, cari cristiani parrocchiani: “O stolti e tardi di cuore a credere tutte le cose di cui parlano i profeti” (Lc.24,25).

Noi accettiamo la verità della resurrezione di Gesù come fatto storico, dimostrato da prove irreprensibili, ma soprattutto lo accogliamo come fatto interiore di fede, “perché siamo stati battezzati in lui morto e risorto, anche la nostra vita è risorta”.
La gioia è indescrivibile. La resurrezione di Cristo diventa il luogo dell’uomo nuovo.

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