Nel Getsemani: Dio mio, Dio mio…

…perché mi hai abbandonato? (Mt.27,46).

Gesù è in croce. E’ crocifisso nell’anima più che nel corpo. La sofferenza interiore del suo cuore divino ed umano scaturisce dalla fuga dei suoi e dalla solitudine degli animi presenti. Il suo cuore umano soffre l’abbandono degli apostoli, “i suoi!” Pietro lo rinnega. Giuda lo tradisce. Giacomo, Giovanni, Matteo, Tommaso, Filippo, Bartolomeo, Giuda Taddeo e gli altri discepoli si sono imboscati. Spariti. Stando, forse al margine dell’avvenimento, essi guardano il loro maestro sottoposto alla violenza della Sinagoga e di Pilato senza reagire.

La paura del più forte spinge tutti a praticare la difesa di se stessi, per sottrarsi al timore di essere coinvolti. E’ un gesto ignobile, ma possibile a chi ha la fede debole. Il patteggiamento della coscienza di fronte al coraggio della verità oggettiva e della giustizia, è una vergogna benché sembri ragionevole e saggio pensare che non valga la pena perire tutti insieme con lui, memori della dichiarazione di S. Tommaso detto il Didimo, mentre salivano a Gerusalemme per l’ultima volta “Andiamo anche noi e moriamo con lui” (Gv.11,16).

C’è poi presente, in Gesù, il dolore per l’abbandono di Dio, del Padre che si traduce nel silenzio del cielo, dell’Altissimo. Egli è schiacciato contro il vuoto del nulla. L’angoscia e l’agonia nel sentirsi finiti, persi, smarriti per sempre, fuori da ogni prospettiva per il futuro, attraversano l’anima e la persona divina di Cristo per giungere fino a noi, alla nostra quotidiana esperienza, cari cristiani parrocchiani.

Di questo mistero dell’abbandono sappiamo poco. Abbiamo soltanto la testimonianza di Gesù che grida: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
L’intensità dell’amore-vittima non si può cronometrare. Del resto il cuore divino di Gesù non cessa mai di essere Dio, mentre la morte afferra la sua umanità come accade per ogni uomo. Dietro il suo grido vi è anche il mio grido, il nostro grido, di tutti gli uomini che vivono in questa “valle di lacrime”.

Cari cristiani parrocchia, a questo punto possiamo capire perché la Chiesa-parrocchia non si debba considerare un luogo inutile e retorico nel suo annuncio evangelico quando grida: “Amatevi gli uni gli altri…Perdonatevi gli uni gli latri, come Dio perdona a ciascuno di noi i nostri peccati”. “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc.23,34).

Gesù è perdono e misericordia nel momento in cui ogni uomo si abbandona al peccato, alla vendetta, all’odio verso i suoi nemici o avversari. Il segno inconfondibile di Dio fatto uomo è “la civiltà dell’amore” che nasce dal cuore squarciato di Cristo in croce per celebrare verso tutti, nemici e amici, crocifissori e crocifissi di tutti i tempi: l’amore, la misericordia e il perdono.
Nessuno è fuori dall’amore del Crocifisso.

Indice: Spiritualità del Cristiano