Nel Getsemani: Ho sete…

Gesù raccoglie sopra di sé tutte le seti dei cuori. Egli è l’umanità tradita da noi che non ci curiamo per niente “del male che c’impedisce di essere uomini”. Dall’alto della croce, il Maestro diventa vittima offerta al Padre per gli uomini come me, come te, come tutti noi, “che uomini non siamo”.

L’uomo manda a morte, con i propri peccati, Colui che sfida ciascuno di noi e tutti i galantuomini della terra”Chi di voi mi può accusare di peccato?” Oppure, di fronte alla falsa giustizia che applichiamo nel giudicare gli altri, chi può formulare la sua sentenza contro la parola di Gesù : “Chi di voi è senza colpa scagli la prima pietra”.

Ebbene io sono quest’uomo “insipiente e gonfio”, che si ostina a pensare di non sbagliare nel parlare, nel giudicare e nell’agire, perché so quel che dico, che penso, che giudico, che faccio. Non c’è in me una sete che mi porti a ricercare una bevanda o un qualcosa di più alto e di più nobile al di fuori di me. Probabilmente non so comprendere il senso vero e profondo della mia sete di verità che sta alla base di un’insoddisfazione interiore permanente. Anche i protagonisti del Calvario, quelli che stavano sotto la croce, non hanno scoperto la sete di Gesù nella loro sete di liberazione.

Gesù è un vero fratello dell’anima, longanime e lungimirante, perché ci chiede da bere. Ha sete dei nostri gesti di pietà. Ha sete di noi.
Tutte le volte cari cristiani parrocchiani che la Chiesa-parrocchia ci chiama all’ascolto della Parola di Dio, alla preghiera comunitaria, alla carità, per costruire insieme la comunione ecclesiale, come segno e testimonianza di Dio Vivente nei suoi seguaci, per essere “luce del mondo e sale della terra”, è la stessa voce di Gesù agonizzante in croce che ci chiede: “Ho sete”. Se noi riusciamo a comprendere questa grazia, e se io parroco te la faccio giungere nell’anima come il timbro della sua voce morente, forse, io e voi, avremo in coraggio di rompere ogni indugio per ascoltarlo con tutto noi stessi.

Gesù non deve soffrire la sete quando noi possiamo offrirgli la nostra sete, quella sete di Assoluto che ci fa mendicanti davanti agli idoli terreni e alle maschere del nostro tempo.

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