Nel Getsemani: Padre, se è possibile…

…allontana da me questo calice, tuttavia non come voglio io, ma come vuoi Tu (Mt.26,39).

Il soffrire dell’uomo e del cristiano è sempre un soffrire per la fede, per la speranza, per l’amore di Dio, ricercato come amore, verità, luce, strada stretta, via crucis. Passione, morte, resurrezione, ossia come Colui che desideriamo attuare e realizzare in modo ideale e perfetto nel nostro quotidiano e nella nostra fisionomia interiore di cristiano adulto, proprio come suggerisce S.Paolo: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Fil.2,5).

Il cristiano nel mondo è sempre a disagio, perché non è fatto per questo mondo, dove incontra briciole di verità, di gioia, di pace, di soddisfazione, d’autenticità; ma la sua meta è il mondo di Dio, di cui, in Cristo, fa parte come figlio adottivo.

La corsa verso la verità è promossa dall’amore, fonte della vera felicità umana. Essa passa attraverso l’esperienza terrena, in cui tutto è prefigurazione, rappresentazione delle meraviglie divine. Purtroppo c’è chi la scambia con la realtà. E ad essa subordina tutta la dimensione terrestre dimenticando lo spirito.

L’abbaglio è facile per tutti, cristiani, atei, agnostici e credenti, religiosi e razionalisti, poiché l’uomo cerca la radice di se stesso, che, purtroppo, non trova tra le cose e i beni materiali, i successi e i valori terrestri e mondani. E’ un calice amaro per tutti. “Tutto è vanità, nient’altro che vanità in questo mondo di apparenze”. Lo è per chi possiede come per chi non possiede.

Non scordiamo, però, che questo mondo, con le sue vanità è stato anche per Gesù costoso. Perché la rinuncia alla scenografia di questo mondo visibile, ai successi, al possesso, al potere, al dominio dei forti per compiere la volontà di Colui che lo ha destinato ad essere vittima d’espiazione per la salvezza di tutti gli uomini, esige una spiritualità divina: quella “della Persona Divina del Verbo”.

Il cristiano non può rifiutare di bere il calice della volontà di Dio, se veramente crede al fatto che “Dio ha tanto amato il mondo da inviare il suo figlio l’Unigenito, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv.3,16).

Con l’avvento di Gesù nella storia si è fatta più evidente la fisionomia ultraterrena dello spirito umano. Sono d’accordo con le affermazioni di S.Kierkegaaed: “L’uomo è una sintesi d’infinito e di finito, di tempo e d’eternità, di possibilità e necessità”.

Il percorso umano sulla via dell’Incarnazione, cristiani, è difficile ma possibile con la grazia di Dio, che ha il potere di incendiare il divino che nel cuore dell’uomo, ed anche dentro di noi.

Indice: Spiritualità del Cristiano