Il razzismo

Le razze o le etnie sono le suddivisioni della specie umana stabilite in conformità a certe caratteristiche ereditarie del corpo: colore della pelle, forma del cranio, statura, tipo di capelli, pelosità, eccetera… Le diversità fra un gruppo umano e l’altro non sono nate all’improvviso e tutte insieme, come molti credono. Non c’è un periodo preciso, come sovente si pensa, nel quale sono comparse le varie razze: qualcuna si sta forse formando ai nostri giorni, mentre altre sono già scomparse o vanno scomparendo. Quindi affermare che al mondo siamo tutti uguali (nell’aspetto), sarebbe una bugia. Perciò asserire che sul nostro pianeta esistono diverse razze o etnie, non significa certo essere razzisti: ma solo prendere atto di una realtà incontestabile.

Come si sono formate le varie razze?

Tutto è dovuto, secondo quanto sostengono gli scienziati, all’ambiente in cui si sono stabiliti i gruppi umani primitivi. A poco a poco, infatti, gli uomini hanno occupato ogni punto del pianeta adattandosi al clima e alle altre condizioni ambientali incontrate nelle varie regioni. Quest’adattamento è avvenuto nel corso di parecchi secoli (millenni) e durante questo periodo le caratteristiche delle varie razze, attraverso molteplici trasformazioni, si sono precisate sempre meglio. La razza si è modificata in modo da consentire agli individui di sopravvivere più facilmente in un certo ambiente. L’orrore del razzismo inizia quando si passa a sostenere che una razza è migliore ed una (o tutte le altre) peggiore. Anche perché quella che si ritiene superiore finisce poi spesso per convincersi di potere sottomettere e maltrattare tutti i membri di quelle ritenute “inferiori”: applicando una legge che non è uguale per tutti, e dichiarare che c’è sempre qualcuno più uguale degli altri.

Sembra incredibile: in un mondo in cui ogni giorno sono raggiunti e superati sempre nuovi traguardi, non si riesce a raggiungere il traguardo più importante, quello di un’effettiva uguaglianza di tutta l’umanità, senza distinzione di razza, di lingua, di religione, di condizioni sociali o d’idee politiche. La domanda che dobbiamo porci è: quando è inizia la storia aberrante del razzismo e perché? Gli storici sono concordi nell’affermare che il concetto di razza è piuttosto recente. Nell’antichità non erano soliti dividere l’umanità in conformità a criteri di sangue e di pelle. Anche perché nelle lingue antiche la parola “razza” non esisteva neppure. I greci definivano barbari tutti quelli che non parlavano la loro lingua e quindi li ritenevano culturalmente inferiori. Ma come possiamo ben comprendere, si trattava esclusivamente di un pregiudizio culturale, non etnico. Gli storici del tempo descrivevano gli usi, i costumi, le religioni degli altri popoli del Mediterraneo più con curiosità, magari irridendoli, ma senza disprezzo.

Addirittura Erodoto, per fare un esempio, quando citava i neri dell’Etiopia, li descriveva i più grandi, e i più belli tra tutti gli uomini. Del popolo di religione ebraica, invece, quasi nessuno parlava: no perché li odiassero, ma perché li ritenevano poco importanti, quasi insignificanti. L’impero romano, meno raffinato, detestava gli stranieri che gironzolavano in gran quantità per le strade e le piazze dell’urbe. Ma orgogliosi dell’impero universale ( la concezione dell’universo allora era piuttosto ristretta), non ci badavano più di tanto, è come se ci avessero fatto il callo. Ciò non toglie che organizzavano spedizioni contro gli ebrei della Palestina o contro i neri di Cartagine, ma la causa era sempre per ragioni politiche e militari, non certo per annientare popoli considerati per natura inferiori. Nell’antica Roma, dunque non esisteva razzismo: sebbene le minoranze fossero squalificate per motivi soprattutto culturali e religiosi. Tanto per fare un altro esempio, il gran filosofo Seneca descriveva a tinte fosche i barbari definendo selvaggi i Galli e i Germani. E un po’ tutti gli scrittori deridevano e diffidavano degli ebrei la cui unica loro colpa era l’abitudine a chiudersi nei propri riti liturgici e nelle proprie tradizioni, come la circoncisione ( tra l’altro comune ad altri popoli), per evitare la contaminazione dei riti pagani. Per comprendere la situazione degli ebrei, faccio riferimento alla sua “Storia attraverso la Bibbia”, pubblicata sul sito www.adonaj.net. In molti paesi, anche in quelli maggiormente progrediti, è noto, di fatto, o addirittura per legge, un trattamento diverso ai cittadini, secondo il colore della pelle. Ma in alcuni questa diversità di trattamento ha avuto dell’incredibile, pensiamo per un istante al Sud Africa e agli altri paesi del Continente Nero.

Il razzismo è sempre presente e non cessa di provocare moti d’intolleranza più o meno violenta: e non soltanto verso nazioni d’altro colore e d’altra civiltà. Esso, infatti, si è trasformato in discriminazione più diffusa, anche all’interno di gruppi dello stesso colore, fino a diventare avversione sociale verso i più miseri, i più infelici, i disadattati, i vecchi, gli inabili, i colpevoli di un reato. Pensiamo per un momento alle varie tragedie e genocidi: ex Jugoslavia (pulizia etnica), Ruanda (Tutsi e Hutu), Angola, Nigeria (Biafra), Sudan, Ciad, Cambogia, Aborigeni, Maori, Pellerossa, Bangladesh e altre parti del mondo. Nessuno si chiede la causa di questi fatti, le motivazioni di queste diversità. C’è insomma, a mio parere, nel più forte e nel più fortunato la cieca fiducia in se stesso e la tracotanza contro quanti non agiscono e non pensano come lui per i motivi più disparati. E questo è razzismo, in fin dei conti, non meno pericoloso e non meno crudele di quello praticato dai negrieri o di quello politico-religioso e il non scordato ed efferato nazismo hitleriano e dal fascismo adottando le leggi sulla razza. Queste osservazioni sono necessarie poiché da qualche tempo ormai vi è l’abitudine di parlare di questi fenomeni come di una cosa che riguarda gli altri e non ci tocca, dimenticando che prima con i meridionali e oggi con gli extracomunitari, sono maltrattati da noi italiani. Tutte queste divisioni e suddivisioni dell’umanità non devono però far scordare che la specie umana è unica e che non c’è stata, e mai lo sarà, alcuna particolare differenza psicologica e d’intelligenza tra le varie etnie. Ugualmente prive di valore sono le argomentazioni sulle differenze di grado di sviluppo. A chi osserva che i bianchi vivono in una società notevolmente superiore alle altre, rammento che certe civiltà gialle, nere, andine sono state nel passato superiori alle civiltà bianche della loro stessa epoca. Lo sviluppo delle varie civiltà, insomma, dipende dalle condizioni di vita in cui si vengono trovare. Perciò il razzismo non ha alcuna base scientifica, si tratta di una teoria sostenuta da certi gruppi umani per giustificare l’oppressione da loro esercitata nei confronti d’altri gruppi.