Il perdono

tavoleFratelli e sorelle, sappiamo quanto è difficile perdonare. Allora cerchiamo di capire, di comprendere da cristiani cos’è il perdono, che cosa dobbiamo fare e a che cosa dobbiamo riferirci. La nostra unica relazione deve essere il Vangelo. Quindi il rapporto con Gesù Cristo, agli esempi che vengono da lui e ai suoi insegnamenti che ci ha lasciato. Gesù perdona non solo in nome di Dio Padre, e ci tiene a farlo sapere; ma perdona come Dio e quindi manifesta in se stesso il Padre nell’atteggiamento del perdono, della misericordia. Conseguentemente non come colui che giudica, che castiga come un despota l’umanità, ma, è giusto ripeterlo, come un padre che perdona.

Rammentate l’episodio descritto nel Vangelo di Luca 5,17-26? Vi si legge che mentre Gesù parlava, alcune persone portarono verso di lui un uomo paralitico giacente sopra un lettino. Volevano farlo passare e metterlo davanti a Gesù, ma non riuscivano a causa della folla. Allora salirono sul tetto della casa, levarono le tegole e lo calarono proprio nel mezzo dove si trovava Gesù. Vedendo la fede di quelle persone, Gesù disse al paralitico: “Io ti perdono i tuoi peccati”. Cioè ti perdono. Dio ti perdona. I maestri della legge e i farisei lì presenti, cominciano a domandarsi perché quell’uomo che sta lì davanti a loro afferma una cosa così grave dal momento che solo Dio può perdonare.

Ma Gesù capì subito i loro pensieri, e disse: “Perché ragionate così dentro di voi? E’ più facile dire: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”, oppure dire: “Alzati e cammina!” Ebbene, io vi farò vedere che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati”. E rivoltosi al paralitico disse: “Alzati, prendi il tuo lettino e torna a casa”.

Gesù ha voluto dare un segna esteriore visibile per far capire cosa avveniva nell’anima di quel poveretto che era stato raggiunto dal perdono di Dio, e quindi lui è Dio che perdona.

Anche perché, pensiamo bene al motivo del comportamento di Gesù, nessuno può vedere il perdono e con esso lo scomparire del peccato, tuttavia tutti possono vedere la guarigione. Infatti Gesù dice:“Io posso fare l’una e l’altra cosa”.

Ma noi sappiamo che Gesù perdona la donna adultera, questa povera donna trovata in flagrante peccato che secondo la legge di Mosè deve essere lapidata. Viene portata davanti a Gesù per esprimere un parere, dato che i farisei volevano incastrarlo, ma lui sembra indifferente al fatto, traccia dei segni nella sabbia. Sollecitato, risponde:”Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Si allontanano tutti, rimane solo la donna, e le dice:“Dove sono coloro che ti hanno accusata? Io non ti condanno, ma ti perdono, però non peccare più”. Come possiamo osservare non è un perdono a buon mercato, anzi viene richiesto di non tornare più nel peccato. Anche certe guarigioni sono frutto del perdono, e infatti aggiunge:“Va e non volere più peccare, per non ritornare in un danno maggiore”.

Il suo cuore misericordioso è grande. Sappiamo che perdona Pietro dopo che l’ha rinnegato per ben tre volte. Nelle drammatiche sequenze del Giovedì Santo Gesù con uno sguardo ha fatto capire tutto a Pietro, il quale scoppia in pianto disperato. Anche quando appare agli apostoli, dopo la resurrezione, nessun rimprovero. Egli vuole solo un atto di fede, la sincerità del pentimento da parte di Pietro prima di confermargli l’affidamento della sua Chiesa, perché Gesù è morto per costituire la Chiesa, è venuto a portare il regno di Dio e la sua salvezza.

Quindi, come possiamo vedere, il perdono di Gesù giunge a ridare fiducia, a reintegrare, a restaurare colui che l’ha offeso col peccato.

A questo proposito ricordiamo il perdono che dà a Maddalena la quale non chiede perdono a Gesù, ma manifesta tutto il suo pentimento per la vita condotta, è quindi disposta ad abbandonare tutto ciò che ha guadagnato col suo triste mestiere, col vergognoso mestiere, spezza il vaso prezioso e lo getta ai piedi di Gesù lavandoglieli con le sue lacrime e asciugandoli coi suoi capelli, nonostante il mormorio dei farisei presenti , ospiti di Simone. Gesù osserva e dice:“Questa donna ha fatto ciò che voi non avreste fatto a me dimostrando un grande amore, ed allora questo amore le merita il perdono”. In questo modo Gesù ridà fiducia alla donna.

Gesù perdona al ladrone pentito, e non scordiamo che sta morendo, sta pagando per i peccati del mondo, quindi anche i peccati del ladrone che si trova lì accanto sulla croce. Quest’uomo gli dice:”Ricordati di me”: Cioè si affida a lui: E Gesù prontamente gli risponde con la formula del giuramento degli Ebrei:“In verità, in verità ti dico, oggi sarai con me”.

Vedete la larghezza del cuore di Gesù che perdona, che ridona fiducia, che reintegra della propria dignità la persona; perdona ai crocifissori, “Padre, perdona loro che non sanno quello che si fanno”, cioè non sanno il danno che fanno a se stesi, l’hanno messo in croce, lo stanno uccidendo in modo atroce, ma lui perdona. Questo è l’esempio di Gesù, l’insegnamento dice di perdonare a tutti anche ai propri nemici, non solo, dice di amarli. Sempre Pietro gli chiede:“Maestro, quante volte devo perdonare? Sette volte”, “No, settanta volte sette”, che significa sempre. Aggiunge anche che se si vuol essere perdonati necessita che perdoniamo, altrimenti non si è perdonati e questo deve colpirci, deve attirare la nostra attenzione. Ce lo ha insegnato anche col Padre Nostro.

Ricordiamoci che ci esorta anche a ricercare la pace; anzi, prima di recarci all’altare a presentare la nostra offerta ci rammenta che se un nostro fratello ci ha fatto un torto di andare direttamente da lui e portargli il perdono (è questo il senso dello scambiarsi il segno di pace durante la messa). E’ talmente naturale questo gesto, forse perché non ci costa nulla, anche perché sappiamo che il vicino di banco non ha niente con noi, non ci ha arrecato nessun danno, tuttavia è un segno molto importante che ci deve far riflettere: se accanto a noi si trovasse il tizio, il caio, o il sempronio che ci ha fatto torto, che ha espresso giudizi malevoli su di noi, che non mi saluta ecc..ecco che noi diamo il segno di pace anche a loro.

Poi vi sono le parabole che sono bellissime, soprattutto in San Luca che le ha raccolte tutte. Per esempio, la pecora smarrita, qui è il pastore che va a cercare quella che gli ha dato il dispiacere, quella che si è allontanata, quella che gli ha fatto danno; e quando la ritrova fa festa.

La parabola del figliol prodigo è un capolavoro dell’amore. Il papà che aspetta il figlio che se n’è andato, che scruta l’orizzonte per vedere se ricompare, perché non ha perso la speranza, ma non va a cercarlo e questo comportamento ci deve far riflettere nel senso che il padre rispetta la scelta operata dal figlio, anche quando lui in maniera sfacciata gli chiede l’eredità. Un buon figlio avrebbe aspettato, ma lui no e commette un torto, una figura, un’azione riprovevole eppure il padre la accetta seppure a malincuore e con dolore. Così è Dio, il Padre celeste, rispetta le scelte delle sue creature e tollera con tanta sofferenza. Sopporta che i suoi figli, come Adamo, abbiano scelto di fare quel che vogliono anziché obbedirgli e sostituirlo con altre cose, scordando di lasciarci guidare da lui che ci ha creati, lui che ci ha programmato la vita, lui che sa come deve svolgersi la vita, lui che sa come conservare il suo valore per raggiungere lo scopo per il quale siamo nati, lui che opera nella coscienza (tramite lo Spirito Santo); ma ecco che il nemico, il demonio, ci induce in tentazione e ci spinge a fare scelte diverse, cioè scegliamo ciò che al momento ci piace, ciò che è di nostro gradimento.

L’umanità scegliendo di camminare contro la volontà di Dio, inizia a peccare. Questo è il peccato in sostanza, e da quel momento il Padre celeste ha iniziato a tollerare la sofferenza dei suoi figli, tuttavia nella sua infinita bontà ci ha inviato il suo Unigenito per dirci che la strada è un’altra. Con Gesù è iniziata la salvezza, ma l’uomo non ha ancora capito, si ribella e continua per la strada sbagliata, di errore in errore, ed ecco che nostro Padre deve dolorosamente accettare le nostre scelte, le tragedie delle guerre, delle malattie perché rispetta fino in fondo la nostra libertà di non seguirlo, ma ha scelto ciò che lui aveva prospettato e cioè “se tu mangerai del frutto soffrirai, morirai, ti distruggerai” e l’umanità ha scelto questo.

Però, come dicevamo poc’anzi, egli ha introdotto la salvezza per uscire da questa tragedia di proporzioni enormi, di uscire da questo dramma e ritrovare ancora l’amicizia con lui, di essere perdonato e reintegrato in ciò che lui ha voluto per noi, la felicità, quella felicità che Dio ha comunicato alla sua creatura all’inizio dei tempi. Come quel padre soffre per l’allontanamento del figlio, così Dio Padre prova dolore quando noi ci allontaniamo da lui. Nondimeno è pronto a far festa quando ritorniamo a casa e lui ci riammette in essa, ci fa indossare le vesti più belle, l’anello al dito, gli amici perché eravamo morti e siamo resuscitati, eravamo perduti e siamo stati ritrovati, questo è il perdono che Gesù manifesta, e allora come mai noi non dobbiamo perdonare? Il fatto è che non dobbiamo mai scordare che siamo tutti dei perdonati oltre misura, perché nella sua infinita misericordia veniamo reintegrati in continuazione, perché Gesù manifesta fiducia in noi anche se sa che siamo deboli, fragili e lo offenderemo ancora, ma è anche vero che lui vede la sincerità di cuore, la buona volontà, l’impegno, se ci affidiamo totalmente a lui.

Ecco la grande verità su noi stessi, riconoscere con estrema umiltà che possiamo ritornare a offendere Dio e quindi il bisogno di affidarci a lui, la necessità della sua grazia, l’esigenza del suo aiuto in quanto come ha detto: “senza di me non potete far nulla”.

Ecco la necessità della preghiera per non ricadere nel peccato e per essere in grado di saper perdonare. Non meravigliamoci se avvertiamo la difficoltà del perdono, la difficoltà di giungere a tutte le gradazioni del perdono, l’importante è iniziare rifiutando il male per colui che ci ha offeso, di rifiutare la vendetta nei suoi confronti, arrivando a scordare, a cancellare il debito nei nostri confronti. Lo so, dimenticare costa, ma dobbiamo chiedere aiuto a Gesù per superare questa difficoltà. Lo so che è un sacrificio salutare una persona che da tempo ci ha tolto il saluto, che ci ha fatto un torto, che non riconosce il torto, e noi siamo tentati di dire: quello non lo merita il mio perdono, non lo vuole, ma Gesù ci ha detto di provare a fare la pace. Quindi dobbiamo chiedere l’aiuto a lui per avere il coraggio di compiere il primo passo se l’altro non mi viene incontro, e non importa se soffrirò per la scelta dell’altro.

Ci vuole una grande dose di amore per meritare il perdono e potere dare il perdono. Maria Maddalena ha amato molto e ha meritato il perdono, diventando una santa penitente. Per dare il perdono bisogna amare molto, amare i nostri nemici, amare coloro che ci fanno del male perché se non amiamo coloro che ci fanno del male siamo come i pagani, ricambiano male per male; invece noi siamo figli adottivi di Dio, in virtù di Gesù Cristo, che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi.

Naturalmente se noi vogliamo gustare nella nostra vita quella gioia di cui parla Gesù nelle parabole, quella gioia che deve avere gustato anche lui sulla croce, seppure tra innumerevoli sofferenze, quando il ladrone accanto gli dice: “Ricordati di me quando sarai nel tuo regno”. Ecco, io penso che Gesù avrà pensato che la sua sofferenza non era inutile, l’uomo accanto a lui era il primo frutto, gli si era affidato.

E questa gioia si manifesta nella sua pronta risposta: “Oggi sarai con me in Paradiso”.

Dovremmo anche noi gustare questa gioia di dare il perdono, perché poi ci assicuriamo il perdono di Dio.

Amen, alleluia,amen