Volgetevi a me e sarete salvi

Lectio Divina – 36

ISAIA

“Volgetevi a me e sarete salvi”

45, 15-25

Introductio.

Lodiamo Dio Padre, nostro Signore, che ci ha chiamato ad ascoltare la sua Parola di vita. Preghiamo Maria Santissima che ci assista a ricevere lo Spirito Santo.

Vieni, Spirito Santo, nei nostri cuori e accendi
In essi il fuoco del tuo amore. Vieni, Spirito Santo,
e donaci per intercessione di Maria che ha saputo
contemplare, raccogliere gli eventi della vita di
Cristo e farne memoria operosa, la grazia di
Leggere e rileggere le Scritture per farne anche
In noi memoria viva e operosa.
Donaci, Spirito Santo, di lasciarci nutrire da questi
Eventi e di riesprimerli nella nostra vita.
E donaci, Ti preghiamo, una grazia ancora più
Grande: quella di cogliere l’opera di Dio nella
Chiesa visibile e operante nel mondo. Amen.

Lectio.

La situazione alla quale il cantico si riferisce è la seguente. I figli di Gerusalemme sono stati strappati alla loro madre, la Città Santa, perché ormai abbandonata dal suo sposo, il Signore. Rimasta sola e derelitta, Gerusalemme è provata da continui castighi. Quindi ecco che il Signore viene a liberare i prigionieri, a ricondurre in patria i deportati.

Dio torna come re a governare il suo popolo prediletto; come fedele pastore a pascere il suo gregge. Egli ha già eletto il suo “Servo”, il Mediatore della nuova alleanza, che darà luce a tutti i popoli pagani fino all’estremità della terra. Il “Servo del Signore”, cioè il Messia, sarà il prediletto nel quale Dio porrà le sue compiacenze. Egli libererà Israele dalla schiavitù del peccato, mediante la sua dolorosa passione. Infine il profeta, volgendo di nuovo lo sguardo al suo popolo, preannunzia, come inizio dell’adempimento della promessa messianica, la liberazione dalla cattività babilonese.

In altre parole, Sion ha scontato la sua pena, ecco il tempo della ricostruzione. C’è un solo Dio, YHWH; gli idoli di Babilonia non sono altro che vento e vuoto. La loro nullità si manifesta nella loro incapacità a disporre dell’avvenire, al contrario di Dio, che si appresta a ricondurre Israele nella sua dimora.

I versetti che stiamo meditando, appartengono al genere letterario chiamato “processo di YHWH”. Israele accusa YHWH di avere abbandonato il suo popolo. Le nazioni, anch’esse, traggono una conclusione identica dalla disfatta di Israele. Il cantico, in pratica, si tratta di un’arringa con la quale YHWH si giustifica e si riabilita dinanzi ai suoi accusatori, al suo popolo e alle nazioni.

Il tema della giustificazione di Dio permette di riallacciare il cantico al Salmo 50, nel quale ascoltavamo il peccatore giustificare Dio e prendere sopra di sé le conseguenze dei suoi atti.

Il cantico invita gli israeliti dispersi tra i pagani ad allontanarsi dai popoli che adorano gli idoli, per prestare culto soltanto a Lui, unico Salvatore. Infine , per bocca del profeta, il Signore Dio stesso esorta tutte le nazioni a convertirsi, preannunciando che ogni uomo piegherà le ginocchia e giurerà nel suo Nome, cioè accetterà la sua Legge. Avendo allora Dio trionfato su tutti i nemici, Israele sarà coronato nel Signore, vale a dire di gloria spirituale, per avere contribuito, conforme alla missione affidatagli, alla salvezza del mondo.

Leggiamo il testo del cantico molto attentamente, tutti insieme.

Meditatio.

Il profeta già vede il ritorno di Israele nella sua terra. Il cantico è attraversato da verbi di moto: tutti quelli che odiavano Israele se ne “vanno” con ignominia (v.16), poi “ritornano”, sempre coperti di vergogna, a fare ammenda a YHWH e al suo popolo (v.24).

Il polo d’attrazione di questi movimenti è il Signore: “Veramente tu sei un Dio misterioso, Dio di Israele, salvatore” (v.15).

Le nazioni comprendono infine questo Dio sconcertante che sembrava avere abbandonato i suoi e che, in realtà, li salvava. Portando via con sé i loro idoli, le nazioni ritirano le loro insinuazioni.

Attraverso il cantico si fa notare un altro movimento. Il mondo esce del tutto dal caos solo quando gli uomini che lo abitano si decidono a cercare Dio e a rendergli un culto:

+ v 18: creazione e popolazione della terra sono messe in ordine;

+ v. 20-23: soppressione definitiva del caos attraverso la ricerca di Dio da parte di Giacobbe (v. 19) e delle nazioni.

La città si organizza e diviene pienamente umana quando fa posto a Dio.

Il fatto che gli avvenimenti prendano il corso predetto da Dio (v. 21) è qualcosa di più che dare ragione a Dio. Ciò che accade è quanto Dio ha voluto e fatto, e non soltanto previsto. La realizzazione è vittoria del suo disegno.

Poiché è unico, Dio è universale, e perciò anche la Chiesa è una e universale. Per essere veramente incarnata e umana, la Chiesa è dovuta nascere nei limiti geografici e con le limitazioni culturali di un popolo. Ma fin dall’inizio, la Chiesa ha portato con sé una Vita destinata a tutti, un messaggio che è una buona novella per tutti, un amore che abbraccia tutti, nell’unica carità del suo Messia, Gesù Cristo.

Così che l’umanità conquistata dal vangelo non è prelevata e messa da parte, ma frammista sempre più profondamente nella massa.

La Chiesa, nata da Cristo, è per la storia della salvezza ciò che la creazione è per la genesi del mondo.

Rileggiamo il cantico in silenzio, facendo attenzione ai suggerimenti dello Spirito Santo.

Contemplatio.

O mio Dio, tu utilizzi Ciro, re straniero, che non fa parte del popolo eletto, che non ti conosce e non ti adora come il Dio unico, creatore dell’universo! Questo ci stupisce, ci sconcerta! Ma quanto siamo stolti! Tu non sei solo il nostro Dio, ma di tutti gli uomini, anche di quelli che ancora non ti conoscono. Per la Tua volontà Ciro diventa Tuo testimone sia per il popolo d’Israele, sfiduciato per l’esilio babilonese, sia per noi che Ti conosciamo, sia per i popoli che non riconoscono, ancora, che al di fuori di te non c’è alcun Dio.

“Veramente Tu sei un Dio misterioso, Dio d’Israele, salvatore”

Tu operi nella storia dell’umanità, ma spesso ti nascondi dietro gli avvenimenti; solo gli occhi fiduciosi del fedele hanno la certezza che tu, anche se nascosto, non sei assente e possono leggere la storia scorgendovi i segni della tua opera e l’attuazione del Tuo disegno. La cattività babilonese aveva oppresso Israele, lo aveva ancora costretto a vivere lontano dalla Terra Promessa e ad obbedire a popolazioni idolatre. Tutto sembrava perduto, anche la speranza. Ma ecco che Tu hai creato le condizioni per un nuovo Esodo: un re pagano è diventato lo strumento per far rinascere la speranza per Israele e perché tutte le nazioni guardassero ad Israele come al popolo, da cui sarebbe venuto il Salvatore di tutte le genti.

Tu “non hai parlato in segreto”! Nei tempi stabiliti Ti sei rivelato ad uomini prescelti, hai chiaramente espresso la tua volontà di salvezza per gli uomini, li hai esortati a rimanere fedeli al patto di alleanza con Te, ad essere certi della Tua fedeltà. Ma noi, se non ti sentiamo vicino, subito ci attacchiamo alle cose sensibili e consideriamo noi stessi e ciò che ci circonda un valore assoluto da sostituire a Te, unico nostro Dio.

Conclusio.

Il profeta invita Israele a prendere atto che Dio ancora una volta ha liberato il suo popolo, gli ha manifestato la Sua potenza benefica e misericordiosa, la Sua fedeltà e la Sua provvidenza; tutto ciò è avvenuto sul terreno della storia ed in un modo così palese e sorprendente che i “superstiti delle nazioni” lo possono testimoniare. La loro testimonianza deve, però, essere portata a tutti i popoli della terra, perché la loro elezione non è esclusiva, ma è uno strumento, come devono sentirsi i discepoli di Cristo nella Chiesa. L’invito all’adorazione e l’offerta della salvezza riguardano tutti i popoli. Giovanni Paolo II dice: “La nostra lode del mattino, attraverso questo cantico, si dilata alle dimensioni dell’universo e dà voce anche a quanti non hanno ancora avuto la grazia di conoscere Cristo”.

Grazie santissima Trinità per questa ora di preghiera.

Sia lodato ora e sempre il Tuo Santissimo Nome.

Amen.