Il mio cuore esulta…

Lectio Divina – 29

1° SAMUELE

“Il mio cuore esulta…”

2,1-10 Canto di Anna

Introductio:

Lodiamo Dio nostro Padre, che ci ha chiamato ad ascoltare la sua Parola. Preghiamo Maria Vergine Madre perché ci assista nel ricevere lo Spirito Santo.

Vieni, Spirito Santo, nei nostri cuori e accendi
In essi il fuoco del tuo amore. Vieni, Spirito Santo,
e donaci per intercessione di Maria cha ha saputo
contemplare, raccogliere gli eventi della vita di
Cristo e farne memoria operosa, la grazia di
Leggere e rileggere le Scritture per farne anche
In noi memoria viva e operosa.
Donaci, Spirito Santi, di lasciarci nutrire da questi
Eventi e di riesprimerli nella nostra vita.
E donaci, Ti preghiamo, una grazia ancora più
Grande: quella di cogliere l’opera di Dio nella
Chiesa visibile e operante nel mondo. Amen.

Lectio.

Nella seconda metà dell’XI secolo a.C. a Ramata, un paesello situato tra i monti di Efraim, viveva una donna di nome Anna, sposata ad un certo Elcana. Anna era sterile, perciò il marito aveva preso per seconda moglie Fenenna, dalla quale aveva avuto parecchi figli. Fenenna, orgogliosa della prole, derideva Anna per la sterilità.

In quel tempo L’Arca dell’alleanza si trovava in Silo, e presso di essa dimorava Eli, sommo sacerdote. Un giorno che, secondo l’uso ebraico, Elcana si recò a Silo per la celebrazione del banchetto sacro, Anna, che l’accompagnava, non toccò cibo, afflitta com’era, perché priva di figli. Terminato il banchetto, la povera donna si mise a pregare con molte lacrime di disperazione presso l’Arca, dicendo: “Signore degli eserciti, se volgendo lo sguardo mirerai l’afflizione della tua serva e ti ricorderai di me…, concedendomi un figlio maschio, io Te lo consacrerò per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sulla sua testa” (1 Sam. 1,11).

Il sommo sacerdote, che l’osservava, credendola brilla, la rimproverò. Ma Anna, scusandosi umilmente, gli manifestò la propria pena. Allora Eli le disse: “Va in pace, e il Dio degli eserciti ti accordi quanto hai domandato”.

Passato un certo tempo, Anna concepì e diede alla luce un figlio, al quale impose il nome di Samuele, che significa “Ascoltata da Dio”: il Signore aveva ascoltato la preghiera di una madre afflitta. E’ mirabile la fede in Anna, desiderosa di un bambino, oltre che per istinto di maternità, anche per uscire dallo stato d’inferiorità rispetto e Fenenna che la umiliava continuamente. Nella sua afflizione, Anna pregò con fervore. Il sommo sacerdote la benedisse, e la grazia le fu concessa.

Quando il bambino fu svezzato, il che presso gli israeliti del tempo, non avveniva prima del terzo anno, Anna, secondo la promessa fatta, lo condusse a Silo, perché servisse il Signore per tutta la vita presso l’Arca dell’alleanza. Dopo avere adorato Dio, Anna recitò questo solenne Cantico, che è un inno di trionfo inneggiante alla vittoria del Signore su tutti i nemici d’Israele.

Leggiamo il testo tutti insieme.

Meditatio.

L’esplosione di gioia fa esultare il cuore, innalzare la fronte e aprire la bocca (v.1). La preghiera di Anna è stata esaudita. I suoi nemici del momento sono sconfitti. Terminato l’esordio del canto, l’orizzonte dell’inno si va man mano allargando. Gli avversari dell’orante (v.10) sono divenuti gli avversari di Dio. La visione profetica è arrivata a coinvolgere il giudizio sugli estremi confini della terra e l’esaltazione del Messia. In un certo modo è proprio la presenza misteriosa di questo personaggio a dare unità ai racconti del Libro di Samuele che appaiono per noi dispersi e sconnessi.

Tra l’introduzione sul beneficio personalmente ricevuto e la conclusione sul giudizio universale, il cantico si articola intorno a tre affermazioni principali..

La prima: Dio è santo, Dio è una rocca (v.2). Ecco perché conviene appoggiarsi su di lui. “credere”, in ebraico, vuol dire “appoggiarsi”. “Roccia” è uno dei nomi del Dio.

La seconda: Dio è onnipotente (vv.6-7). Trionfa su tutti i contrari. Fa piovere, morire, scendere, risalire. Una cosa non gli costa maggiore sforzo di un’altra. Tuttavia, la potenza di Dio si esercita più largamente nella linea della misericordia (v.8). Quando si tratta del povero e del misero, Lui interviene per soccorrere.

La terza: tutte le cose appartengono a Dio (v.8b). Egli ha disposto i cardini del mondo. Tutto poggia su di lui, il pensiero (la fede) e persino la materia.

Nel susseguirsi di queste affermazioni, il cantico si evolve dall’esperienza del beneficio ricevuto all’esaltazione del messia. I vv.4-5 sono al passato e raccontano fatti vissuti. Si sono visti i forti crollare e i deboli rivestirsi di vigore. Si sono visti i ricchi mendicare il pane e gli affamati cessare di faticare ecc. I vv.6-9° sono al presente. Descrivono modi di agire, rivelano la natura di Dio che è di tutti i tempi. Ad un tratto, è possibile prevedere l’avvenire (vv.9b-10). Al v.9b, il cantico passa al futuro. L’uomo non prevarrà. Dio, l’Altissimo, tuonerà dal cielo e giudicherà il mondo. In una parola, rimetterà tutto in ordine e ciascuno al suo posto. Il suo messia, Gesù Cristo, regnerà incontestato.

Rileggiamo il testo in silenzio, facendo attenzione ai versetti che stimolano il nostro intimo.

Contemplatio.

Anna è sterile; secondo la società del tempo è un ramo secco; per questo è umiliata e derisa: perché non “produce” e in qualche modo è punita da Dio. Signore, non ci stupiamo dell’atteggiamento di Fenenna e del popolo d’Israele! Quante volte guardiamo con diffidenza coloro che sono afflitti da infermità fisiche o psichiche e tendiamo ad escluderli dai rapporti relazionali, perché non sono in grado di reggere la nostra efficienza! Quante volte, quando siamo colpiti da qualche avversità, ti domandiamo, o Signore: “Che cosa abbiamo commesso? Perché siamo così castigati?”

Anna è oppressa dalla sofferenza; il suo grembo è sterile, ma non così la sua anima; non si richiude in se stessa, non diventa arida; ha una fiducia totale nel Dio della vita e affida alla preghiera l’amarezza del suo cuore. Oh Dio, Padre santo, fa che io comprenda che “Affidare al Signore il proprio affanno” (Sal.10,35; Sir.2,1-18; 1Pt. 5,7) non è una capitolazione umiliante, ma è il riconoscere la nostra dipendenza di fronte a Colui che è l’Alfa e l’Omega di tutto l’universo.

Spesso le nostre richieste sono esigenti, ma a Te nulla è impossibile, ma noi dobbiamo riconoscere che siamo indegni di ricevere le grazie richieste e dobbiamo affidarci alla misericordia divina; tutto ciò che tu o Dio ci concedi è un puro “dono”. E’ “un puro dono”, il Messia, Gesù Cristo, e come tale lo accoglie Maria, la tua Serva, o Signore.

Conclusio.

Il grembo d’Anna era simile ad una tomba, eppure Dio vi ha fatto germogliare la vita, perché “Egli ha in mano l’anima d’ogni vivente e il soffio d’ogni carne umana” (Gb.12,10).

Il grembo della Vergine concepirà il Messia, il Figlio dell’Uomo. Samuele è il dono per Anna; Gesù è il dono per l’umanità di tutti i tempi. Anna e Maria celebrano la potenza di Dio, perché la storia di un singolo o della umanità ha la sua origine nella grazia elargita da Dio. Davanti al “tutto”, che Dio è, l’unica cosa che l’uomo deve fare è ammettere il proprio nulla e adorare il dono ricevuto senza cedere alla tentazione di impossessarsene. Solo allora con Maria canteremo “Signore, io ti magnifico e ti lodo perché mi hai fatto cristiano donandomi la salvezza per mezzo di Gesù, tuo Figlio e di Maria, quale tempio sacro.

Grazie, Signore, della preghiera odierna.

Sia benedetto il tuo nome in eterno.