Il Benedictus

Lectio Divina – 2

Il cantico di Zaccaria

Introductio: Invocazione dello Spirito Santo

“Vieni, Spirito Santo, nei nostri cuori e accendi
in essi il fuoco del Tuo amore. Vieni, Spirito Santo,
e donaci per intercessione di Maria che ha saputo
contemplare, raccogliere gli eventi della vita di
Cristo e farne memoria operosa, la grazia di
Leggere e rileggere le Scritture per farne anche
In noi memoria viva e operosa.
Donaci, Spirito santo, di lasciarci nutrire da questi
Eventi e di riesprimerli nella nostra vita.
E donaci, Ti preghiamo una grazia ancora più
Grande: quella di cogliere l’opera di Dio nella
Chiesa visibile e operante nel mondo”. Amen.

Lectio: Leggiamo il Cantico di Zaccaria

I due protagonisti, Zaccaria e la moglie Elisabetta, imparentati con la grande stirpe sacerdotale, sono due giudei devoti e praticanti secondo l’ideale tradizionale: una coppia fedele a Dio, ma senza figli e in età avanzata, come Abramo e Sara, come i genitori di Sansone e quelli di Samuele. Su questo sfondo religioso, che evoca già le attese e le speranze bibliche si staglia la scena sconvolgente del messaggio divino.

Al sacerdote Zaccaria, nel suo turno di servizio al tempio di Gerusalemme, che gli permette di vivere, tocca in sorte l’ambito compito di presentare l’offerta dell’incenso sull’altare nella prima sala del santuario. Questo solenne contesto liturgico fa da degna cornice all’apparizione dell’angelo e al suo messaggio decisivo, che segnano una svolta nella storia salvifica.

Il racconto a questo punto segue la falsariga delle narrazioni d’annuncio della nascita di personaggi dell’A.T.: apparizione dell’angelo, turbamento di Zaccaria, messaggio dell’inviato divino e segno di conferma. Ma la novità è costituita dal contenuto del messaggio. E’ certamente un messaggio importante, perché è portato dall’angelo Gabriele che, nella tradizione dell’A.T., è incaricato di svelare il senso ultimo della storia salvifica. Infatti, l’incaricato divino annuncia la nascita di un uomo straordinario, scelto e abilitato da Dio per un compito unico: preparare la venuta del Signore.

La sua missione viene descritta con chiari riferimenti al compito di messaggero che deve preparare la venuta ultima del Signore. La figura e il ruolo del battista, possiede in sé i tratti del profeta degli ultimi tempi, e ci fa capire all’istante che siamo alla svolta decisiva della storia salvifica. Le promesse dell’antico popolo giungono a compimento e il profeta, che “precede il Signore”, raccoglie tutte le attese per purificarle ed esaltarle.

La reazione di Zaccaria, che chiede un segno di conferma o garanzia, rientra nel canovaccio dei racconti d’annuncio. Il segno dato a Zaccaria è nello stesso tempo un segno dell’efficacia della parola di Dio e un castigo per la sua poca fede. Nella rivelazione piena e finale della salvezza, alle cui soglie si trova il sacerdote Zaccaria, non c’è più posto per la perplessità e il dubbio. Ma il silenzio che colpisce il sacerdote venuto a contatto con il mondo divino, è anche la cornice adatta per accogliere questi grandi avvenimenti guidati sovranamente da Dio: “Le mie parole si compiranno al tempo stabilito”.

Meditatio:

L’avvenimento è descritto con sobrietà e religiosa commozione. Elisabetta riconosce l’intervento benevolo di Dio nella sua gravidanza insperata. Il suo nascondimento ha la stessa funzione religiosa del silenzio di Zaccaria e prepara la piena rivelazione e l’esplosione di gioia che risuonerà nell’incontro con la Madre del Messia (come abbiamo già visto nel Magnificat).

Al racconto dell’annuncio segue quello della nascita, alla promessa segue il compimento. In Giovanni, al momento della nascita e della festa per la circoncisione, si realizza in modo meraviglioso ciò che era stato annunciato dall’angelo. Il bambino riceve il nome per una scelta di Dio, nome espressivo e carico di promesse: “Il Signore è favorevole, usa misericordia”. Il clima che avvolge tutta la scena è quello di una gioia, di una festa che si trasmette per contagio e diventa già lieto annuncio, presentimento e attesa favorevole.

A questo punto anche il segno del castigo di Zaccaria si scioglie. Ora che ha eseguito fedelmente l’ordine ricevuto può parlare. Ma le sue parole sono un canto di lode e una profezia. L’inno di lode interpreta nella giusta luce gli avvenimenti che stanno ora compiendosi. L’annuncio profetico, sotto l’impulso dello Spirito Santo, anticipa il compito o la missione del bambino in risposta alla domanda che tutti si fanno: “Che mai diventerà questo bambino?”

Una chiave per afferrare il movimento del pensiero del Cantico sono l’idea e la realtà dell’esodo. Due tradizioni bibliche per capire le formule e le immagini: Es. 1-15; Is. 40-55. Il primo di questi Libri narra l’uscita dall’Egitto, il secondo prevede il ritorno a Sion degli esiliati da Babilonia.

La nascita di Giovanni Battista inaugura il tempo della redenzione. Non più liberazione dalla cattività delle prigioni, ma perdono del peccato per il servizio del Signore. Le antiche immagini, trasposte dal piano materiale al piano spirituale, acquistano valore di simboli.

Il Cantico si divide in due parti:

La prima, vv. 68-75, si rivolge al signore e assimila la redenzione dall’Egitto;

La seconda, vv.76-79, si rivolge al bambino appena nato e la confronta con l’esodo Babilonese.

Il duplice parallelo conduce alla conclusione che Giovanni Battista è il messaggero dell’esodo definitivo che porterà l’umanità dalle ombre del peccato alla luce della giustizia.

Le partenze dall’Egitto e da Babilonia, non sono altro che abbozzi e prefigurazioni della Parola di Dio.

Il Cantico esprime la lode, il ringraziamento, la gioia di Zaccaria per l’attualizzarsi delle promesse, che, riassumiamo con l’espressione di grande fede e speranza: “…a illuminare coloro che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte, per guidare i nostri passi sulla via della pace”.

Oltre a Zaccaria, nel testo, agiscono altri due soggetti: Dio e Giovanni Battista.

Le azioni attribuite a Dio sono sei: “…ha visitato”; “…ha suscitato”; “…come aveva promesso”; “…ha concesso”; “…si è ricordato”; “…di concederci”.

Come possiamo notare si tratta di sei designazioni attualizzanti, in altre parole, Zaccaria innalza a Dio la lode per avere adempiuto alle promesse. Infatti, rivolgendosi al figlio appena nato, scopriamo al tre sei designazioni che confermano le promesse di Dio: “…sarai chiamato”; “…a preparargli”; “…la conoscenza”; “…verrà a visitarci”; “…per rischiarare”; “…e dirigere”.

La promessa Messianica è compiuta. Zaccaria sa che Dio ha già mandato il Redentore per liberare e per santificare il suo popolo; infine, rivolgendosi al proprio neonato, lo saluta come precursore del Messia e annunciatore di perdono a quanti ancora giacciono nelle tenebre del paganesimo, dell’indifferenza, dell’orgoglio, della sete di potere, della ricerca spasmodica del successo e del peccato personale, sociale e collettivo.

Contemplatio.

Signore, Dio Onnipotente, esultano le nostre labbra cantando le tue lodi, o Altissimo. Come Zaccaria, liberati dal mutismo, ci rivolgiamo a te: “Benedetto il Signore…”.

Con la meditatio abbiamo visto le tue opere nell’arco dei secoli, dal “Fiat” della creazione, al “Fiat” di Maria. Lo Spirito Santo ha condotto la tua opera di salvezza fino “…a servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni”.

Insieme a Zaccaria abbiamo compreso il senso della nascita di Giovanni Battista “…e tu bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo”…”a preparargli la strada, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza”.

L’intervento soprannaturale del concepimento del Messia, Gesù Cristo, la cui opera redentrice è come se fosse già avvenuta, perché il principio della redenzione risiede in te, nel ricordo che hai della tua promessa, nell’amicizia che ti lega ad Abramo.

Tu, Signore, visiti costantemente il tuo popolo e ci liberi in vista del servizio, affinché ti rendiamo culto. In avvenimenti del tutto differenti, hai manifestato un’identica volontà di liberazione, in altre parole, la gran liberazione che hai instaurato con il Verbo fatto carne nel seno della Vergine Maria. Gesù, tuo Figlio unigenito, che ci ha sciolto dal potere delle tenebre e ci ha trasferito nel regno dell’amore. Per opera sua abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati.

I nostri cuori sono ricolmi di gioia, di riconoscenza, consapevoli del dono che ci hai fatto: “Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace”.

Come Zaccaria, anche noi ti acclamiamo a mani alzate ed esultanti la venuta di Gesù, luce nascente del seno di Dio, ad illuminare gli uomini e renderli figli della luce.

Dio, Dio nostro, ti cerchiamo con ardore. Le nostre anime, redente e illuminate, hanno sete di te. Senza di te il nostro essere è simile al deserto, arido e senz’acqua. Noi vogliamo contemplarti in ogni istante per ammirare la tua potenza e gloria. Poiché la tua grazia è migliore della vita stessa…Ti benediciamo, ti adoriamo, ti lodiamo, nel tuo nome alziamo le nostre mani finché le nostre anime si sazino…Le nostre bocche ti glorifichino con le labbra osannanti.

Fratelli e sorelle, perché possiamo comprendere e apprezzare meglio il dono della salvezza, non scordiamo lo stato di condanna e di morte in cui era precipitata l’umanità a causa del peccato. Proprio questa visione tragica e pessimista fa risaltare l’infinita bontà e misericordia di Dio che “ci ha fatti rivivere in Gesù Cristo”.

Conclusio:

Anche il Benedictus, come nel Magnificat, i momenti chiave sono tre:

Lode: “Benedetto il Signore Dio d’Israele”;

Ricordo: “Perché ha visitato e redento il suo popolo”;

Sguardo sull’avvenire: “…per dirigere i nostri passi sulla via della pace”.

Il Benedictus ci insegna a non ripiegare la nostra preghiera su noi stessi, ma ad allargarla alle dimensioni dl mondo intero. Il Cantico, inoltre, ci invita ad esercitare il nostro carisma profetico di battezzati. In quale modo? Guardando di là dalle apparenze. La potenza degli orgogliosi è sul punto di crollare. La nostra speranza già si realizza. La profezia ha il senso della continuità e della rottura.

Continuità: essa sa da dove viene e verso quale avvenire conduce;

Rottura: dice no a tutto ciò che contraria lo Spirito Santo.

Noi cristiani, in merito al carisma profetico derivato da Cristo, ci mostriamo figli della promessa, se forti nella fede e nella speranza mettiamo a profitto il tempo presente e nella pazienza attendiamo la gloria futura. E questa speranza non la nascondiamo all’interno del nostro animo, ma come una continua conversione e con la lotta “Contro i dominatori di questo mondo tenebroso e contro gli spiriti maligni, la esprimiamo anche attraverso le strutture della vita secolare”.

Attraverso la profezia, la forza del vangelo risplende nella vita quotidiana, familiare e sociale.

Amen.