Il Magnificat

Lectio Divina – 1

Il Cantico di Maria

Introductio: Invocazione dello Spirito Santo

“Vieni, Spirito Santo, nei nostri cuori e accendi
in essi il fuoco del Tuo amore. Vieni, Spirito Santo,
e donaci per intercessione di Maria che ha saputo
contemplare, raccogliere gli eventi della vita di
Cristo e farne memoria operosa, la grazia di
Leggere e rileggere le Scritture per farne anche
In noi memoria viva e operosa.
Donaci, Santo Spirito, di lasciarci nutrire da questi
Eventi e di riesprimerli nella nostra vita.
E donaci, Ti preghiamo, una grazia ancora più
Grande: quella di cogliere l’opera di Dio nella
Chiesa visibile e operante nel mondo”. Amen.

Lectio: Leggiamo il Cantico del Magnificat

L’episodio della visita di Maria ad Elisabetta è un ampliamento della scena precedente dell’annuncio. Il “il segno”, promesso dall’angelo, trova qui la sua conferma. Inoltre questa scena, nella quale s’incontrano le due madri, stabilisce il raccordo tra le due annunciazione e i rispettivi figli: Giovanni e Gesù. Attraverso la propria madre il profeta precursore saluta e rende testimonianza al Signore Messia, presente in Maria di Nazareth. Elisabetta accoglie Maria “ad alta voce” come il popolo di Dio accolse l’arca della presenza di Dio con forti acclamazioni.

Elisabetta interpreta l’agitarsi della nuova vita, che porta in grembo, come l’annuncio profetico della gioia messianica da parte di colui che doveva essere consacrato dallo Spirito Santo fin dal seno materno. Maria è ora l’arca che reca la presenza salvifica del Signore in mezzo al suo popolo. Infatti, è salutata da Elisabetta come la più benedetta delle donne, perché il bambino, che è in lei, è il Signore. Infine Elisabetta proclama la beatitudine di Maria, dando un significato profondo alla sua maternità: Maria è colei che ha creduto nell’efficacia della Parola di Dio.

Il Magnificat è un cantico di ringraziamento che celebra in tre momenti successivi la storia salvifica contemplata nella nuova prospettiva del suo compimento messianico.

La prima parte, 1,48-50, esalta il dialogo tra l’umiltà e apertura del credente e la forza efficace di colui che è il Santo e il fedele.

La seconda parte, 1,51-53, si trova una conferma storica dell’agire di Dio: ciò che egli attuerà in futuro, ha la sua garanzia in ciò che ha sempre fatto nella storia. Sorge nella speranza un mondo nuovo, dove sono sconvolti gli schemi consueti della storia mondana: coloro che contano per Dio, coloro che portano avanti il progetto di giustizia non sono gli orgogliosi, potenti e ricchi, ma gli ultimi, gli affamati, che coincidono con quanti si fidano di Dio.

La terza parte, annuncia un capovolgimento, che parte dalle coscienze di coloro che sono totalmente aperti al nuovo progetto di Dio e investe i rapporti di potere e le strutture socio-politiche. Tutto ciò non è fumosa speranza utopica, perché si fonda sulla fedeltà di Dio, che non si smentisce mai. Ora egli è intervenuto in modo efficace mantenendo fede alle sue promesse storiche fatte ad Israele, 1,54-55.

Meditatio: Analisi del testo

Due sono i personaggi: Maria e Dio. Il Cantico esprime ottimamente la tensione spirituale, psicologica, umana e teologica del testo, riassumendo tutto con un’espressione di gran fiducia: “…come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre”.

Ora, vediamo di rilevare oltre i personaggi, i soggetti che agiscono nel testo. Sono due: Il Signore e Maria, colei che parla.

Le azioni attribuite al Signore sono dieci: “ha guardato l’umiltà…”; “grandi cose ha fatto in me…”; “di generazione in generazione la sua misericordia…”; “ha spiegato…”; “ha disperso…”; “ha rovesciato…”; “ha innalzato…”; ha ricolmato…”; “ha rimandato…”; “ha soccorso…”

Si tratta di dieci designazioni che indicano la cura, la premura, l’attenzione, l’amore che definiscono il Signore come Colui che si prende cura del suo popolo.

Di fronte a questo soggetto principale, Maria afferma di sentire la felicità e la grazia come compagne di vita, lei che è stata scelta dall’Altissimo.

Come possiamo osservare, il Cantico è un’esplosione di gioia, d’affetto, di fiducia, quasi familiare tra il Signore e Maria: che cosa è Lui, che cosa fa per il suo popolo, e, se chiamati, che cosa gli si dice.

Il Magnificat è una preghiera semplicissima, che non chiede nulla, ma ringrazia e loda l’Onnipotente.

Rileggiamo, ora, le strofe dal punto di vista delle immagini, come se Maria fossimo noi stessi.

Contemplatio:

“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”. Tutto in Maria Vergine glorifica Dio, i suoi pensieri, i suoi affetti, le sue opere. Perché l’anima possa dire con la Santissima Vergine, “magnificat anima mea Dominum”, è necessario che essa operi con umiltà in tutto, è necessario che il nostro io entri in un cammino di spogliamento, di profondità interiore. Procuriamo dunque di pronunciare anche noi, lasciando modo all’anima di vibrare, le medesime parole della madonna per la glorificazione di Dio Padre.

Come poter ridire, fratelli e sorelle, negli istanti che si sommano agli istanti della nostra esistenza, l’anima mia magnifica il Signore?.

Dice il salmista, 41,7, “L’abisso chiama l’abisso”.

Ebbene, l’abisso che è formato nell’anima dal vuoto di tutto ciò che è passeggero e di se stessa, chiama, attira un altro abisso; quello delle grazie di Dio. Altro Egli non ci chiede per dilatare le nostre anime, per farle cantare e prorompere di gioia , se non gli presentiamo dei vasi vuoti. Vasi vuoti ma colmi di speranza, vasi che desiderano di svuotarsi, per essere riempiti da Lui. Dobbiamo esaminare frequentemente di cosa ha fame Cristo, cosa voleva dire Maria quando pone l’accento nel Cantico “ha ricolmato di bene gli affamati”. Di quale fame soffrono le nostre anime?

Ecco perché è anzitutto necessario ricevere nei nostri cuori questa vibrazione misteriosa del magnificat, che nessuna speculazione può suscitare. Altrimenti saremmo come i Farisei e gli Scribi che vedevano il Cristo, lo ascoltavano parlare, ma non lo capivano perché nelle loro anime vi era il rumore d’altri suoni e il Cantico del magnificat non poteva prevalere.

Risuona nelle nostre anime una volta ancora la Parola eterna: “Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono”.

La misericordia di Dio apre il cantico alla spiegazione delle immense realtà concesse dall’Eterno agli uomini proseguite nel Magnificat: “ha spiegato la potenza…ha rovesciato i potenti…ha innalzato gli umili…ha ricolmato…”

A questo punto, proviamo a ripetere tutti i verbi e le azioni dei due soggetti trovati nel cantico e a trasformare la nostra preghiera in un rendimento di grazie più che in richieste di aiuto da parte di Dio. Tante volte, tutti noi facciamo esperienza della riduzione della nostra preghiera in semplici richieste di bisogni che tante anime ci domandano, ma certe volte emerge la questione: Quante volte diciamo a Dio, lodandolo, grazie; anziché avrei bisogno di…? Quante volte nella nostra preghiera formuliamo l’espressione: “Signore, non ho nulla da chiederti e nulla da domandarti, ho solo bisogno di lodarti e dirti grazie e di ripeterti che ti amo!”

Allora ci accorgeremmo che ogni verbo di cui è composto il Cantico del magnificat diverrà nostro, perché la nostra esistenza stessa si trasformerà in rendimento di lode e di grazie.

Dobbiamo abituarci al rendimento della preghiera di lode e di grazie, in modo tale che le nostre esistenze canteranno anch’esse “Magnificat anima mea Dominum”, come Maria quando incontrò Elisabetta. Che cosa fece scattare nel cuore della Madonna il bisogno di cantare se non la gioia dell’Onnipotenza di Dio che stava prendendo forma nel seno suo?

Conclusio:

I momenti chiave del Cantico del Magnificat sono tre:

Lode: “L’anima mia magnifica il Signore”;

Ricordo: “Perché ha guardato l’umiltà della sua serva”;

Sguardo sull’avvenire: “Come aveva promesso ad Abramo e alla sua discendenza per sempre.

Si tratta di un messaggio di fiducia: Signore, io ti magnifico e ti lodo perché mi hai fatto cristiano donandomi la salvezza per mezzo di tuo Figlio Gesù e di Maria quale sacro tempio. Tu mi dai sicurezza e abito nella tua casa. Per potere dire sul serio queste parole, è necessario chiederci su chi cadono, e la risposta al quesito per me è ovvia: cadono oggi su cuori sofferenti, sulle nostre ansietà, sulle nostre paure, sulle nostre insicurezze, sulle nostre miserie e debolezze umane che ci rendono schiavi di noi stessi.

Amen.