Salmo 100

La Giustizia in trono tra gli arcangeli Gabriele e MicheleAmore e giustizia voglio cantare, voglio cantare inni a te, o Signore.
Agirò con saggezza nella via dell’innocenza: quando a me verrai?
Camminerò con cuore integro, dentro la mia casa.
Non sopporterò davanti ai miei occhi azioni malvagie;
detesto chi fa il male, non mi sarà vicino.
Lontano da me il cuore perverso, il malvagio non lo voglio conoscere.
Chi calunnia in segreto il suo prossimo io lo farò perire;
chi ha occhi altezzosi e cuore superbo non lo potrò sopportare.
I miei occhi sono rivolti ai fedeli del paese perché restino a me vicino:
chi cammina per la via integra sarà mio servitore.
Non abiterà nella mia casa chi agisce con inganno, chi dice menzogne non starà alla mia presenza.
Sterminerò ogni mattino tutti gli empi del paese,
per estirpare dalla città del Signore quanti operano il male.

L’argomento trattato dal salmo è pregnante d’attualità. Autore e cantore è un non ben identificato re di Giuda, e molti elementi – specialmente la profonda pietà e l’integralismo religioso – inducono ad attribuirlo a Davide.

Egli si rivolge pubblicamente a Dio per esaltarne con inni di lode l’amore e la giustizia, e per impegnarsi, al suo cospetto e del popolo, in un programma di vita e di governo coscienziosamente impostato sulla linea di Dio. A mio avviso si tratta di un parametro sul quale anche oggigiorno dovrebbero misurarsi quanti, giunti ( o aspiranti) ad una qualsiasi forma di “servizio del potere” in forza e alla luce di determinate premesse religiose, etiche e sociali, vogliano restare coerenti e fedeli alle incompatibilità morali e alle inderogabili scelte che ne conseguono. Saggezza per agire nella via dell’innocenza, integrità di vita che porta dalle profondità del cuore e risplenda anche nel segreto dell’intimità della casa, sono valori che richiedono anzitutto umiltà sincera e purezza di preghiere: “Quando a me verrai?”.

Le direttive e gli impegni elencati in seguito non sono che lo sviluppo logico delle premesse, e sono preziose norme anche per chi non ha altra zona di potere che quella – sconfinata e preziosa – della propria anima e del governo delle proprie passioni: per ricominciare “ogni mattino” il paziente lavoro dell’estirpazione, che conservi nitore alla “città del Signore”.

Riflessione.

L’autore, nel primo versetto del salmo, esprime il proposito di lodare Dio principalmente a causa della sua giustizia e della sua clemenza. Lo assume perciò come modello della sua condotta. A noi fedeli del Nuovo Testamento ciò è molto più facile, avendo la grazia di possedere nel Figlio di Dio, Gesù cristo, un modello più imitabile, grazie alla natura umana da lui assunta, in modo del tutto conforme alla nostra, fuorché il peccato od ombra di concupiscenza.

Il proposito di essere moralmente integro è ammirevole particolarmente in un sovrano, poiché, in genere, i regnanti sono portati ad abusare del potere.

Inoltre a quei tempi, non di rado, si abbandonavano anche alla crapula e alla lussuria. Il re vuole tenere una condotta esemplare, non solo nelle relazioni con gli esterni, ma anche nell’intimità della corte.

Il salmista, che vuole essere un monarca modello, si propone inoltre di regolare la sua condotta di governo. Egli si libererà dai perversi, che cercano in lui un appoggio per le loro malefatte; sterminerà i calunniatori; non tollererà la presenza dei superbi.

Si circonderà invece di persone oneste, e non permetterà che alcun menzognero o fraudolento duri al suo cospetto. Nell’amministrare la giustizia, si studierà di eliminare in modo rilevante i malfattori, al fine di tutelare la tranquillità e i beni dei sudditi.

La grandezza di questo salmo è l’attualità che si perpetua.

Conclusione.

L’ideale del buon governo è tratteggiato da San Pietro in queste parole: “Esorto gli anziani che sono tra noi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Gesù Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge che Dio vi ha affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri, secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1 Pt. 5,1-4).

In definitiva non per potere, non per realizzare il proprio egoismo, non per salvaguardare i potenti…ma per servire la giustizia nei poveri, negli orfani, nelle vedove, nei senza lavoro, nei senza casa, ridonando la speranza.

Amen. Alleluia. Amen.