San Paolo: Lettera ai Galati

Introduzione

La Galazia originariamente era la regione che si estendeva nella massima parte dell’Asia Minore centrale. In questa regione, che è un altipiano montuoso, s’insediarono sullo scorcio del sec. III a.C. i Celti o i Galli (Galati), che scendevano dal nord-Ovest, costituendovi piccoli principati autonomi; tuttavia nella seconda metà del I sec. a.C. il re Deiotaro, della stirpe dei Galli Tolistobogi, riunì sotto il proprio dominio i vari principati, costituendo così la Galazia politica. Il suo regno ereditato dal successore Aminta, fu da costui accresciuto verso il sud, però alla morte di Aminta, l’imperatore Augusto nel 25 a.C. fece della Galazia una provincia romana, aggiungendovi alcune zone a Sud-Ovest e togliendone altre a Sud-est. Dopo la sistemazione politica il nome di Galazia si estese ufficialmente a tutti i territori della provincia. La Galazia in quanto provincia comprendeva la regione vera della Galazia (parte settentrionale), abitata dai Galati, e più a Sud le regioni della Frigia, della Licaonia, della Pisidia, dell’Isauria, chiamate con i nomi delle rispettive popolazioni che le abitavano.

Paolo aveva introdotto il vangelo nella provinicia della Galazia fin dal primo viaggio missionario, con Barnaba aveva predicato ad Antiochia di Pisidia, e poi ad Iconio, Listra e Derbe, che appartenevano alla Frigia o alla Licaonia: questa prima permanenza occupò Paolo all’incirca negli anni 46-49 Ma soltanto durante il secondo e terzo viaggio missionario negli anni 50-51 avvenne la vera evangelizzazione della Galazia. E questa fu la prima volta che Paolo evangelizzò i Galati. E l’occasione fu del tutto accidentale: mentre Paolo accompagnato da Sila e da Timoteo, risaliva dalla Frigia, una grave malattia lo costrinse a sostare in un luogo imprecisato della suddetta regione Galattica. Accolto ed assistito affettuosamente dalla gente del posto, Paolo riacquistò la salute: in contraccambio, durante la sua convalescenza, egli parlò di Gesù Cristo ai buoni ospiti, consolidando l’evangelizzazione già iniziata da Sila e da Timoteo durante la sua malattia.

Partito lui e i suoi discepoli, nella Galazia non tardarono a presentarsi quei cristiani giudaizzanti, che rappresentavano la massima insidia alle comunità fondate da Paolo, perché predicavano la necessità di osservare la legge di Mosè anche dopo avere ricevuto il battesimo nel nome di Gesù. Inoltre, per poter accreditare meglio il loro insegnamento, i cristiani giudaizzanti avevano iniziato a screditare l’autorità dottrinale di Paolo dicendo che egli non era apostolo come i Dodici, che la sua dottrina era diversa dalla loro, che si era improvvisato predicatore e non andava d’accordo neppure con se stesso. Essi dovettero ottenere qualche buon successo fra i Galati, finché Paolo venuto a conoscenza della situazione (terzo viaggio missionario), l’apostolo si preoccupò di intervenire all’istante per stroncare ogni tentativo d’eresia nella cristianità della Galazia: è indubbio, infatti, che, con quei principi, si sarebbe caduti, più che nello scisma, nell’eresia vera e propria. Questo colpiva al cuore la convinzione di Paolo che la Torah non era più vincolante come legge, continuando ad essere Scrittura, in altre parole, la storia che spiegava come Israele fosse giunto alla sua situazione presente. Le notizie sulla fede vacillante dei suoi convertiti spinsero Paolo a scrivere la lettera molto polemica. Tanto più che quei benedetti Galati erano così volubili; e in nulla differivano dai loro progenitori della Gallia secondo la testimonianza di Giulio Cesare, nel “De bello gallico”.

Contro le accuse dei suoi avversari Paolo dimostra, prima, d’essere anche lui un Apostolo, essendo stato chiamato direttamente da Gesù Cristo “per rivelazione”; dichiara quindi che il suo vangelo, pur non derivando dagli altri apostoli, concorda con il loro ed è stato espressamente approvato nel Concilio di Gerusalemme; anzi lo stesso Pietro ad Antiochia, riconobbe di aver sbagliato di fronte a Paolo. Poi, per quanto riguarda la dottrina, dimostra con varie argomentazioni, sia di carattere esperienziale, sia di carattere biblico e teologico, che “l’uomo non è giustificato dalle opere della Legge ma per mezzo della fede in Cristo Gesù”. Questo punto costituisce il punto dottrinale centrale di tutta la lettera, dal quale derivano, come fonte germinale, vivaci e pertinenti applicazioni pratiche, che si riassommano in quella frase balenante: “In Cristo Gesù né la circoncisione vale alcunché, né la incirconcisione, ma la fede che opera mediante la carità”.
Schema riassuntivo della lettera ai Galati:

  • Capitolo 1, 1-10 Saluti e aspro rimprovero
  • Capitolo 1,11-2,21 Paolo, il suo vangelo, e Pietro
  • Capitolo 3,1-4,31 Esposizione dottrinale della giustificazione mediante la fede
  • Capitolo 5,1-6,10 Esortazioni pratiche
  • Capitolo 6,11-18 Epilogo e benedizione di commiato