San Giovanni Apostolo: Prima Lettera

Cap. 4,7-19 L’amore e la fede

Miei cari, amiamoci gli uni gli altri perché l’amore viene da Dio. Chi ha quest’amore è diventato figlio di Dio e conosce Dio. Chi non ha quest’amore, non conosce Dio, perché Dio è amore. Dio ha manifestato così il suo amore per noi: ha mandato nel mondo suo Figlio. L’Unico, per darci la vita. L’amore vero è questo: non l’amore che abbiamo avuto verso Dio ma l’amore che Dio ha avuto per noi; il quale ha mandato Gesù, suo Figlio, per farci avere il perdono dei nostri peccati. Miei cari, se Dio ci ha così amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Dio nessuno l’ha mai visto. Però, se ci amiamo gli uni gli latri, egli è presente in noi e il suo amore è veramente perfetto in noi.

Dio ci ha dato il suo Spirito: è questa la prova che Dio è presente in noi e noi siamo uniti a lui. Dio ha mandato Gesù, suo Figlio, per salvare il mondo. Noi l’abbiamo visto e ne siamo testimoni. Se uno riconosce pubblicamente che Gesù è Figlio di Dio, allora è unito a Dio e Dio è presente in lui. Noi sappiamo e crediamo che Dio ci ama. Dio è amore, e chi vive nell’amore è unito a Dio, e Dio è presente in lui.

Così è per Gesù, e così è per noi in questo mondo. Se l’amore di Dio è perfetto in noi, ci sentiamo sicuri per il giorno del giudizio. Perché chi vive nell’amore di Dio non ha paura. Anzi l’amore di Dio quando è veramente perfetto in noi, caccia via la paura. Chi ha paura si aspetta un castigo, e non vive nell’amore di Dio in maniera perfetta.

Lectio

Il brano ci esorta a vivere l’amore vero verso i fratelli, certi che tutto viene da Dio (v.7), secondo l’esempio che il Padre ci ha dato donandoci per amore la vita del Figlio. Dio ama in noi, perdona e prega in noi, perché è amore che si dona (v.8). Il mondo è mosso dal male e dall’odio; Dio invece agisce per amore. Questo amore si è manifestato nell’incarnazione, senza la quale gli uomini sarebbero rimasti poveri e incapaci di conoscere l’amore di Dio e di avere la vita (vv.9-10; Rom.3,25; 5,8; 2 Cor.5,21). Il cristiano è allora un uomo che ama, perché è nato da Dio, è in comunione con lui e testimone del suo amore.

L’apostolo dopo averci chiarito che Dio è amore, ci illumina sulle conseguenze pratiche per la nostra vita di cristiani: l’amore vicendevole come condizione perché il suo amore sia perfetto in noi; il possesso dello Spirito come dono che ci guida nel nostro intimo; la fede in Gesù Salvatore dell’umanità perché solo chi crede lo conosce e lo ama. L’amore verso Dio deve crescere e sarà autentico solo quando avrà sostituito il timore e la paura. La fiducia dei cristiani verso Gesù “nel giorno del giudizio” diventa così sicurezza. Di vittoria perché la loro fede li pone sempre di fronte a Gesù, che li ha accompagnati in questa crescita di amore e li ha resi figli di Dio.

Meditatio

L’amore del cristiano verso i fratelli che giunge all’eroismo di perdonare e fare del bene anche a coloro che ci fanno del male, fino a donare la vita per loro, come ha fatto Gesù per noi, non può venire dalla natura umana, impastata di egoismo, tesa alla affermazione del proprio io e alla difesa dei propri diritti. Questo amore trova la sua sorgente feconda e inesauribile in Dio; comprende la debolezza della creatura, vuole liberare l’uomo dalla schiavitù del peccato, e ha avuto la sua manifestazione più alta nell’incarnazione del Figlio e della sua morte in croce per noi. “Dio dà prova del suo amore per noi proprio in questo, che mentre eravamo ancora peccatori, Gesù è morto per noi”.

La vita cristiana, si attua in una duplice dimensione: verticale e orizzontale. La prima ci fa prendere coscienza dell’amore infinito del Padre che “ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo” e che vuole vivere in noi. L’unione perfetta si realizza particolarmente nella comunione eucaristica: la nostra carne, il nostro sangue si mescolano alla carne e al sangue di Dio; noi veniamo trasformati e divinizzati (come Cristo è Eucaristia per noi, noi lo diventiamo per i nostri fratelli, credenti o meno). “Non siamo noi che trasformiamo Dio in noi, siamo noi che veniamo trasformati in Dio.

La seconda dimensione, l’amore verso i fratelli, è una conseguenza e un segno dell’amore per Dio. Anche quest’aspetto della carità fraterna ha la sua piena realizzazione nell’eucaristia: “Partecipando realmente al corpo del Signore nello spezzare del pane eucaristico siamo elevati alla comunione con lui e tra noi”. Quest’amore diventa nel cristiano una forza trasformante e operativa, capace di allontanare ogni timore.

Cap. 5,1-13 la fede e l’amore

Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è diventato figlio di Dio. Chi ama un padre ama anche i suoi figli. Di conseguenza se amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti, amiamo anche i figli di Dio.

Amare Dio vuol dire osservare i suoi comandamenti. E i suoi comandamenti non sono pesanti, perché chi è diventato figlio di Dio vince il mondo. E’ la nostra fede che ci dà la vittoria sul mondo. Solo chi crede che Gesù è il Figlio di Dio può vincere il mondo.
Il Figlio di Dio è quel Gesù che è stato battezzato in acqua, e ha versato il suo sangue sulla croce. Non è passato soltanto attraverso l’acqua, ma anche attraverso il sangue. E’ lo Spirito che dà testimonianza di questo, quello Spirito che è verità. Anzi, sono tre a rendere testimonianza: Lo Spirito, l’acqua e il sangue, e tutti e tre sono concordi.
Se siamo disposti ad accettare come testimoni gli uomini, Dio è un testimone migliore: egli ha reso testimonianza al Figlio suo.

Chi crede nel Figlio di Dio ha questa testimonianza in se stesso. Chi non crede a Dio lo fa passare per bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha dato al Figlio suo. La testimonianza è questa: che Dio ci ha dato la vita eterna, ce l’ha data mediante il Figlio suo, Gesù. Chi è unito al Figlio ha la vita; chi non è unito al Figlio di Dio non ha neppure la vita.
Voi credete nel Figlio di Dio: perciò vi ho scritto queste cose, perché sappiate che avete la vita eterna.

Lectio

Nel brano si intrecciano due argomenti: l’amore cristiano e la fede nel Signore Gesù, componenti di un unico comandamento. Amore e odio sono inconciliabili. L’amore di Dio e del prossimo invece sono necessariamente uniti, perché il vero amore di Dio si esprime nell’amore verso i fratelli, che sono per la comune fede in Cristo figli di Dio, generati da lui (5,1).

L’amore cristiano ha alla sua origine Dio che per primo ci ha amato. Attraverso la fede conosciamo che Dio ci ama. Ora il fedele amato e “nato da Dio” ama non solo il Padre ed il Figlio, ma anche tutti i suoi fratelli, nati da Dio. Solo la fede e l’amore, forze interiori che nascono dalla figliolanza con Dio, permettono al cristiano di vincere tutto ciò che si oppone a Cristo, vivendo i suoi comandamenti.

L’apostolo Giovanni, inoltre, sottolinea nuovamente il contenuto della vera fede in Cristo, unico mezzo per sconfiggere il mondo, dicendo che Gesù è il Figlio di Dio (v.5; Gv.20,30-31), è venuto per dare la vita e chi crede in lui possiede la vita terna (v.11). La vita che Gesù ha portato all’umanità ci fu offerta nel battesimo (acqua; Gv.1,31) e sulla croce (sangue; Gv.6,51; 19,34), cioè all’inizio e al termine della sua vita pubblica, eventi in cui palesemente si è manifestata la potenza dello Spirito (v.6).

Su questa triplice e concorde testimonianza si fonda la manifestazione di Dio nel Cristo suo Figlio (vv.7-8). Sull’azione dello Spirito, principio interno ed operante nel cristiano, è intessuta la vita sacramentale (battesimo – cresima – eucaristia), mediante la quale si è inseriti in Gesù Cristo e si è resi capaci di rendergli testimonianza (v.10) e di vivere in comunione con Dio Padre (vv.11-13).

Meditatio

Amare Dio vuol dire collocarsi nelle prospettive di Dio, che ama ogni essere creato e non ha esitato a sacrificare il Figlio unigenito per la salvezza di tutti gli uomini. Vivere per gli altri, donarsi, sacrificarsi per il loro bene è “vivere come Dio”, è attuare quello che Gesù, viso in ogni cristiano, vuole che facciamo. Pertanto oggi è urgente per tutti “l’obbligo che diventiamo generosamente prossimi di ogni uomo, e rendiamo servizio con i fatti a colui che ci passa accanto, vecchio da tutti abbandonato p lavoratore straniero ingiustamente disprezzato o emigrante, o fanciullo nato da un’unione illegittima…” Non possiamo credere d’essere veri “figli di Dio” se non ci sentiamo fratelli di ogni uomo. Questa fede non solo anima la nostra carità nella sua molteplice operosità, ma diventa una forza gigantesca per lottare contro ogni sopruso, intolleranza, ingiustizia, violenza, contro ogni rigurgito di egoismo, di sopraffazione, di odio che dominano ancora oggi nel mondo.

Il battesimo di Gesù nelle acque del Giordano e la sua morte in croce sono la prova della sua messianicità. La presenza di Cristo è continuamente attualizzata nei sacramenti della Chiesa, da lui fondata, particolarmente nell’acqua del battesimo che ci introduce nella Chiesa e ci partecipa la vita divina, e nell’eucaristia, carne e sangue di Cristo, che è “fonte e culmine della vita cristiana”. Lo Spirito Santo, dono del Padre e del Figlio, completa l’opera di salvezza: “Con il dono dello Spirito, ogni uomo può giungere nella fede a contemplare e a gustare il mistero del piano di salvezza. Dal battesimo all’eucaristia, consacrati dallo Spirito Santo che abita in noi (1 Cor.3,16), ecco il nostro itinerario alla fede e al mistero di Gesù per realizzare la nostra santificazione e impegnarci per la salvezza dei nostri fratelli.

Cap. 5,14-21 preghiera e conclusione

Noi ci rivolgiamo a Dio con fiducia, perché egli ci ascolta se gli chiediamo qualcosa secondo la sua volontà. Sapendo dunque che Dio ascolta le nostre preghiere, noi abbiamo la certezza di possedere già quello che gli abbiamo chiesto.

Se uno vede un fratello commettere un peccato che non porta alla morte, preghi per lui, e Dio darà la vita a quel fratello. Naturalmente se si tratta di peccati che non portano alla morte.. Esiste un tipo di peccato che porta alla morte. Non è per questi peccati che dico di pregare. Tutto quello che facciamo contro la volontà di Dio è peccato, ma non ogni peccato porta alla morte.

Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non vive nel peccato, perché il Figlio di Dio lo custodisce e il diavolo non può fargli alcun male.
Noi sappiamo di appartenere a Dio, e sappiamo che tutto il mondo intorno a noi si trova sotto il potere del diavolo.

Noi sappiamo che il Figlio di Dio è venuto, e ci ha insegnato a conoscere il vero Dio. Noi siamo uniti a lui e a Gesù Cristo, suo Figlio. E’ lui il vero Dio, è lui la vita eterna.
Figli miei, state attenti a non farvi degli idoli.

Lectio

I versetti finali della 1 Gv. Ripropongono i temi di fondo dell’apostolo: incrollabilità di fede e coerenza nella vita del cristiano, che sa di possedere la salvezza. L’invito alla preghiera (vv.14-15) piena di speranza che il credente rivolge al Padre ha un solo scopo: ottenere la vita per quelli il cui peccato non conduce alla morte.

La fede è anticipazione della vita eterna in Cristo ed il cristiano per Giovanni non è colui che non cade mai in peccato, ma colui che vive di fede, è nato e vive secondo Dio, è in comunione con lui, ne ha una conoscenza intima, cose tutte che portano il credente, secondo la sua vocazione, a essere una nuova creatura ed a guardarsi dal mondo e dagli idoli (vv.20-21).

Meditatio

Con il suo invito alla preghiera fiduciosa, Giovanni sottolinea una qualità di fondo che deve avere la preghiera: sottomettere la nostra richiesta al beneplacito di Dio, certi che, “quando Dio ci chiude una strada è per aprircene una migliore, e quando ci nega una grazia è per darcene una più grande”. La preghiera del cristiano deve soprattutto chiedere il perdono e la salvezza dei peccatori. Il Signore infatti vuole “che l’empio si converta dalla sua via e viva” (Ez.33,11).

Del tutto inutile invece pregare “per il peccato che conduce alla morte”, proprio di colui che conosciuta la luce preferisce le tenebre, rifiuta la verità, si ostina al male. E’ il peccato contro lo Spirito Santo, di cui parla Gesù, “ che non riceverà perdono in eterno” (Mc.3,29). Il riferimento al peccato richiama all’apostolo la felice realtà, l’autentico privilegio del cristiano di non peccare, perché “nato da Dio”, a condizione di restare fedele alla sua vocazione, rifuggendo dal mondo che “giace sotto il potere del maligno”.

Conclusione

L’eresia che insidia le comunità, al di là dei nomi che possiamo darle con una relativa sicurezza, toccava evidentemente i punti chiave del cristianesimo così come sono espressi dal Vangelo secondo Giovanni, e cioè la rivelazione del Padre nel Figlio Gesù Cristo, storicamente esistito, e la necessità di continuare tale incarnazione nell’amore scambievole, grazie allo Spirito Santo.
Fratelli e sorelle, per quanto sopra meditato, siamo invitati ad approfondire la fede in queste due direzioni:

la fede ha alla sua base un evento, un fatto preciso che nessuno ha determinato come circostanza storica, ma che è il segno dell’Amore di Dio che opera liberamente;

il fatto che Dio ami per primo e che questo Amore sia la Vita, non consente di operare divisioni o distinzioni tra fede e amore nella vita di qualsiasi comunità. L’amore fraterno però non è la deduzione meccanica della professione di fede; più semplicemente veniamo a trovarci di fronte a due fatti storici in continuità: l’amore del Padre nel Figlio/Vita, l’amore tra fratelli nella Vita/Figlio che essi hanno accolto. Lo Spirito Santo è testimone e garante di questo cammino.

Amen, alleluia,amen!