L’uomo nell’attesa e in ricerca di un uomo nuovo vero nell’essere, nell’agire, nel divenire

Il Natale è un fatto religioso, sociale, industriale, antropologico, cristiano. Un fatto utopico per chi crede al “babbo natale”.Un fatto favolistica, distensivo tanto quanto induce gli uomini a adeguarsi nell’infantilismo poetico del tutto buono, bello, meraviglioso.Una droga ad occhi aperti, afferma qualcuno che del natale conosce il nome e lo spettacolo, ma non la realtà e il significato soprannaturale.

Eppure il Natale ferma il mondo. Non solo: ferma le coscienze. Molti vivono il Natale come messaggio evangelico. Perché, nonostante tutto, c’è ancora chi ci crede.Non si tratta di gente mancata o di persone non evolute.

Il Natale ha molti volti dunque. Per capire qualcosa occorre saper distinguere fra i suoi molti significati.
Il perno e il punto d’orientamento e di riferimento è la Chiesa cattolica. Io che sono credente, affermerò che il Natale è soltanto quello celebrato insieme ed in unione alla fede apostolica di cui il Papa e i Vescovi, con l’intero popolo di Dio, sono i custodi e gli annunciatori al mondo intero.
Che cosa dice la Chiesa di Cristo? Essa afferma che il Natale ricorda il mistero, l’incarnazione del Cristo, figlio di Dio, nel seno purissimo di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo circa duemila anni fa.

Si tratta di uno dei misteri principali del cristianesimo. E’ l’avverarsi dell’attesa antica, promessa da Dio a tutti gli uomini. “Il verbo si è fatto carne e s’attendò fra noi” (Gv 1,14). “Il verbo era Dio” (Gv 1,1). Ed è anche l’attuarsi del disegno di Dio Padre, il quale ama gli uomini fino al punto da inviare suo Figlio Unigenito, Gesù cristo.

E’ un avvertimento che celebra l’amore di Dio. Tanto meno si pensi al tentativo di Dio di occupare la terra. Non è da considerarsi come un’invasione indolore del Totalmente Altro. Ma, se mai, un gesto di fiducia verso l’uomo e la sua storia considerata pronta ad accogliere, ospitare, conoscere, amare il messaggio vivente di Dio nella persona divina del Cristo. Un gesto d’apprezzamento della bontà dell’uomo. Un’àncora di salvezza gettata nella storia dall’Eterno Padre per insegnare all’uomo come ricoprire il destino di salvezza cui sarà destinato nella vita eterna. Un’offerta, quindi, di figliolanza, d’eredità che in Abramo è stata perduta e che Cristo ha restituito intatta.
Non basta più incorporare Cristo nella propria storia. Occorre ben altro. Il messaggio-Cristo va studiato per essere accolto nel senso vero. Ed è la Chiesa incaricata, dopo l’ascensione di Gesù, di annunciare al mondo intero il Natale di Cristo.

Chi è Gesù nei confronti dell’uomo? Ci sono in proposito tante interpretazioni. Ma prediligiamo quella della Chiesa di Cristo, la quale ha il potere infallibile di far luce su ciò che occorre conoscere e professare nella propria vita individuale e sociale del Cristo fatto uomo.

Gesù è segno e realtà della riconciliazione di Dio con l’umanità. Ed è la risposta che gli uomini possono dare a Dio e Dio con l’uomo. Sorge così il gran bene della “pace in terra agli uomini di buona volontà”. Agli uomini che si convertono a Dio per mezzo di Cristo e che praticano l’amore verso il prossimo come ha fatto Cristo.

Cristo è fonte di pace, di riconciliazione di un avvenimento interiore ed esteriore che segna l’inizio dei tempi nuovi, infatti, da Lui s’incomincia a contare gli anni d’ogni essere vivente esistito prima o nato dopo di Lui, e degli uomini nuovi, il nuovo popolo, salvato dal suo sangue che nella Chiesa e con la Chiesa comunica nella verità, nella giustizia, nella grazia dello Spirito Santo fino alla fine dei tempi, fino a quando il Vangelo sarà annunciato in tutta la terra.

Da questa nascita in Cristo, con Cristo, per Cristo prende l’avvio un progetto d’uomo nuovo e vero, in un nuovo modo di agire e di divenire in cui la volontà di Dio occupa il primo posto, facendo dei seguaci del figlio gli abitanti del suo regno, regno di verità, di giustizia, di grazia, di pace. Caratteristica di questo regno è l’ordine morale, l’ordine soprannaturale, l’ordine spirituale sulla triplice concupiscenza umana, fonte di peccato, di corruzione e disordine morale, d’ingiustizia e d’odio quando non è contenuta ed elevata dalle virtù cardinali, morali e teologali, della costante riconciliazione mediante l’uso serio e periodico dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia.

Cristo disancora dal materiale, ma non induce al disprezzo di tutto ciò che nell’ordine di Dio deve servire a rivelare l’opera del Creatore, Redentore, Santificatore e ad indicare i rischi morali nascosti nelle cose non guardate con l’ottica evangelica.
Il gesto del Natale ha un senso unico: Dio ci ama. Dio vuole l’amore. Dio predilige chi lo accoglie come Amore, chi vive le relazioni con il prossimo con amore e con perdono, perché lui stesso ha fatto così verso l’uomo. Chi capisce questo messaggio cambia ottica, muta la mente, la coscienza e il cuore nei confronti delle centrali della concupiscenza e dell’egoismo antropocentrico della filosofia umana, considerati fonti dei mali che affliggono l’umanità.

Nel Natale annunciato dalla Chiesa vi sono tre valori fondamentali: l’amore di Dio; l’amore alla verità ontologica, deontologica ed escatologica, l’amore ai fratelli sulla dismisura di Cristo. Per questo il cristiano che vive il messaggio ecclesiale s’incammina sulla strada dell’uomo nuovo, vero, giusto, buono, sotto la guida dello Spirito Santo, anima della Chiesa di Cristo.

D’altra parte l’umanità che cosa sta cercando? Essa stessa si giudica e si condanna. Comprende che occorre cambiare strada, mutare gli obiettivi del progetto attuale di convivenza da cui provengono i fenomeni della violenza, del terrorismo, dell’odio, della lotta di classe, della rivolta, dell’uomo contro l’uomo, pur dentro l'”efficienza atea” costituita dai risultati dell’industria tecnologica.

La “forza atea dell’umanesimo laico” non sa più sfuggire alle domande metafisiche dell’uomo di strada. Qualcosa d’imprevedibile emerge dallo spirito umano come prospettiva esistenziale critica verso le ideologie e le antropologie sociali, la sociologia di moda, il tecnicismo industriale, le comunità politiche, la distribuzione della ricchezza, la dimensione della libertà e dei diritti umani.

L’uomo si ribella all’uomo più che a Dio. La proposta teologica di Cristo coglie in pieno le azioni e le richieste dell’umanesimo laico. Lo sguardo verso il cristianesimo riprende ad interessare gli occhi interroganti dell’uomo contemporaneo.

Le forzate marce del benessere hanno un passo disumano e un potere di frustrazione metafisica angosciante. L’essere tende all’ “essere”. Non può saziarsi dell’ “avere” per una vita intera, senza assaporare il diritto della rivolta.

A Betlemme vi è la risposta all’uomo ad una dimensione, e l’affermazione dell’uomo alla dimensione dello spirito come guida della dimensione materiale. L’attesa è ormai giunta: Cristo! Aprite le porte al figlio di Dio. Egli non vi fa schiavi, ma liberi figli di Dio.

Farsi adulti in Cristo – Indice