L’uomo a contatto con l’umanesimo del mistero vissuto come persona e come essere sociale

Il mistero è persona. Si chiama Cristo.Non ci sono più domande senza risposta.Né risposte insoddisfacenti, se il Cristo è colto come progetto d’esistenza.Ma se qualcuno insiste nel prendere di Cristo ciò che gli abbisogna, come se fosse un bene di consumo, rimarrà sempre sobbalzato e dilaniato dal mistero che traccia segni, svolte, situazioni e condizioni di vita in ogni momento.
Sembra, infatti, che i piedi degli uomini, camminino sul mistero fattosi strada. Questa strada è Cristo: “IO sono la Via, Verità e Vita” (Gv 14,5).

L’estensione del mistero è pari alla cosciente apertura d’ogni essere razionale.Il mistero cos’è? La risposta più ovvia è questa: molte cose avvengono e non trovano una spiegazione razionale. C’è distinzione fra mistero, frutto di disinformazione e mistero frutto della rivelazione.

Per mistero, s’intende ciò che è in conoscibile dalla mente umana, ma che con gli esseri dell’universo prende parte al loro nascere, crescere e mutarsi, così che l’uomo l’interroga per conoscere le conseguenze delle sue scelte, in rapporto al proprio fine.Questo mistero che l’uomo al Totalmente Altro, al piano di Dio e alla sua signoria, “poiché in lui siamo, in lui esistiamo, in lui viviamo” (Atti 17,18), si è fatto persona in Gesù di Nazareth.

Non è vero che da allora il mistero non esiste più. C’è ancora e i suoi volti sono rimasti quelli di sempre, ma ora ha una rivelazione, un profeta, un messaggero, un ambasciatore.
Nulla accade senza che sia previsto e orientato al bene dell’uomo e dell’universo, secondo i canoni della Provvidenza, il cui compito è quello di dirigere le creature al proprio fine. L’impatto col mistero è continuo e permanente. Ciò è dovuto alla condizione umana dopo la colpa originale e all’assunzione del reale con il razionale misurato, possibilmente, con la ricerca scientifica; ciò che sfugge al sapere umano, esiste astrattamente.
In realtà è buono ciò che si conosce, è negativo ciò che sfugge alla conoscenza di cui l’uomo si serve per edificare il proprio dominio sulla realtà.

La riduzione del reale alla misura d’uomo, ingigantisce il capitale misterioso che gravita intorno all’esperienza dell’uomo come singolo e com’essere sociale.Gli avvenimenti sono considerati conseguenza della libera volontà umana. Ciò che non trova spiegazione, non è mistero, ma inconoscibile attuale.
In realtà l’uomo, qualunque sia il grado della propria conoscenza, non può presumere di poter interpretare le sistematicità ontologiche della realtà, perché la sua capacità di prelievo, non ha la portata dell’essere in creato, ma la misura dell’essere creato.La frontiera tra la conoscenza e il mistero sono difficilmente superabile dalla mente umana, la quale, pur volendo sondare il conoscibile, si arrende alla dismisura del reale, la cui complessità ontologica, supera l’umana natura. Anzi, la sovrasta, senza con ciò farla schiava.

Si tratta di un incontro quotidiano fra l’essere finito, fatto per le verità parziali e l’essere infinito, fatto per la verità totale.Tuttavia la voce del mistero diventa, a suo modo, voce in tutte le cose create.Si ode e si percepisce senza poterla afferrare per sempre.

L’esperienza personale è consapevole di dover ammettere che la realtà è molto complessa e che la sua conoscenza è sempre insufficiente, se non interviene un fatto speciale a renderlo vivente, esistente, operante insieme ai fattori umani.Senza alterarli, essa li trascende, ossia ne rivela la provenienza. Provenienza dall’Alto, dal Totalmente Altro, il quale come supremo creatore, muove e dirige i fili dell’esistente secondo un preciso disegno, in cui la mano dell’Assoluto dà senso e fine, anche a ciò che non ha senso e finalità agli occhi dell’intelligenza umana.

Di là dal reale disordine morale ed ontologico, causato dalle libertà malate degli uomini, splende un ordine supremo e di principi assoluti che corregge e completa, stimola e promuove le creature verso la luce: “IO sono la luce del mondo” (Gv 8,12).
Quando dal piano personale si passa alle relazioni col sociale, la confusione aumenta fino a stordire. Chi sa porre mano alla matassa aggrovigliata delle forze operanti nel tessuto storico dipendente dalla libera volontà dell’uomo? Chi poteva prevedere la strage Rwandese? Chi poteva modificare quel gesto? Chi ha impedito alla voce della vita retta e affascinante di togliere l’esistenza altrui? Quali motivi ideologici e politici possono giustificare la strage degli innocenti?

Il male è un mistero. Ma è più misterioso il bene. Del mistero del male si parla fin troppo, del mistero del bene si parla poco, quasi mai. Le informazioni quotidiane passano nelle relazioni giornalistiche, attente al farsi del male, ma non si scomoda per il bene.

Nessun manicheismo sfiora la lettura della storia: eppure le interpretazioni dei fatti, si battono sul servizio del male e non del bene. Il bene è solo criterio d’analisi critica, invece dovrebbe essere modello di testimonianza del vero.

E’ chiaro che il principio del male, ostacola il principio del bene. La realtà sociale è descritta dal conflitto tra i due principi, ma sembra che il male abbia il sopravvento sul bene. Se è comprensibile l’antipatia per ciò che è male, non si comprende l’antipatia per il bene morale, umano, cristiano, soprannaturale. Anzi, quest’ultima realtà è del tutto emarginata, come se la cronaca fosse occupata soltanto dalla forza satanica delle perverse passioni umane.

Il Natale è una perla. La perla della trascendenza divina nell’imminenza terrestre. Farsi ultimo vuol dire farsi Cristo, perché Egli sceglie la via della verità, della giustizia, del bene secondo la volontà di Dio.

L’uomo è posto su questo tragico nodo della trascendenza quotidiana e non sa coglierlo, anche se l’intuisce più per debolezza morale, che per perversità di mente, di cuore e di coscienza. Ma occorre che apra gli occhi alla realtà di Cristo, l’uomo che rivoluziona il vissuto con i canoni della trascendenza, ponendo se stesso al centro della storia come progetto in cui la trascendenza rivela il volto della paternità di Dio e lo Spirito Santificatore della sua onnipotenza.
Oggi non si può vivere la relatività come angoscia dell’infinito. Oggi, Natale di Cristo, un uomo ospita la persona divina e diventa progetto della salvezza e di speranza cosmica ed universale.

Un grande evento dello spirito e dello spirituale, s’impone all’opinione pubblica mondiale: Cristo è il Salvatore degli uomini. Cristo, facendosi ultimo, secondo Dio ha vinto le effimere grandezze del farsi uomo secondo lo spirito del mondo.Cessino gli uomini di filosofare sul male umano e guardino come si costruisce l’uomo nuovo, una terra nuova, una storia nuova. L’uomo è a contatto col soprannaturale. Nel Natale egli dispone della grazia di Cristo per rifarsi nuova creatura.

Farsi adulti in Cristo – Indice