L’uomo in cerca del centro del proprio essere vivente nel mondo contemporaneo

La pace sulla terra, dipende dall’osservanza dell’ordine tra gli esseri, stabilito dal Creatore.Essa non è frutto di un intervento dall’alto, ma realizzazione cosciente “dell’homo sapiens” che, misurando la portata del proprio essere contingente e relativo, riconosce i limiti oltre i quali non possono svolgere se stesso, senza distruggere se stesso.C’è un ordine morale oggettivo ontologico (concezione dell’essere perché tale) e deontologico (concezione morale proponente la ricerca del piacere e la fuga dal dolore), verso cui l’uomo è orientato dall’atto creativo che ne ha fissato la natura razionale.Tutto ciò che ottempera nell’essere e nell’agire, tale ordine è razionale, positivamente costruttivo, valido sul piano delle relazioni umane e delle interrelazioni con le cose.Tutto ciò invece vìola tale ordine, diventa irrazionale, assurdo e quindi, distruttivo.

Se fino a questo punto, tutto ciò che appare concettualmente chiaro, quando si passa nella condizione umana, ci si accorge che la mente, il cuore, la coscienza rivela scollamenti a tale ordine ontologico e deontologico, derivanti dall’eredità del peccato dei progenitori, stando alla parola della Divina Rivelazione.

In questa condizione umana si costata quindi, che il fascino del presente, del piacere e del potere (triplice concupiscenza) induce la mente, il cuore e la coscienza all’inganno dei sensi, della carne, della superbia con molta facilità, provocando deviazioni morali ed ontologiche, con la licenza al posto della libertà, le tolleranze al posto della razionalità, l’individualismo al posto del postulato del relativo.

Ciò che lega l’uomo all’Essere creante, è erroneamente spostato nell’uomo stesso.Tutto ciò che salda l’uomo all’Assoluto è affossato illusoriamente nei confini del contingente (accidentale, casuale), del precario (temporaneo, incerto, provvisorio), del temporale (mondano), del contraddittorio (pieno di contrasti, ambiguo), del farsi uomo secondo l’ordine storico e contro l’ordine oggettivo, ontologico, teologico, deontologico ed escatologico.

Le parole affermano semplicemente questo: l’uomo pone le mete del suo sviluppo nella centralità di se stesso, annullando ogni relazione al di fuori di sé, sia con l’Essere creante, che con le creature, considerate come sgabello dei suoi piedi.
Quest’antropocentrismo è la condizione umana che s’impone nel mondo contemporaneo.

Su tutti i meridiani e i paralleli, nelle culture avanzate, nelle scelte politiche e tecnologiche, nelle aspirazioni scientifiche e sociologiche, nelle prospettive delle scienze psicologiche e psicoanalitiche.Rovesciare l’uomo al di fuori del timore di Dio, dai tabù morali, dalla visione evangelica dell’uomo e del suo fine; convogliare la vitalità del suo esistere negli scarichi più naturalmente funzionanti o sentiti, o percepiti come strade di completezza, d’affermazione, di successo, di godimento, di liberazione da qualcosa, o da qualcuno, sembra la strategia più professata nel clima storico attuale.

Il razionale coincide col piacere, col godimento, con l’immediato dal volto facile perché sa di disimpegno, d’accoglienza di sé.Non è più logico proclamare: “Chi vuol venire dietro a me rinunzi a se stesso” (Mt 16,24).Oggi la moda è questa: non rinunciare mai a nulla di te stesso per nessuno e per nessuna cosa senza che tu n’abbia un vantaggio, anche minimo.

Come può essere ancora di moda il Natale?In che senso il Natale è vissuto?Perché il Natale di Cristo in una società che della visione globale di Cristo non ritiene più nulla d’accettabile?
Il Natale è Natale in sé, perché ricordo di un evento che ha mutato la storia e che nella condizione umana recita la parte dell’iniziativa di Dio, che propone all’uomo una maniera diversa di gestire la propria esistenza.Ci sono poi le varie ottiche sul Natale, conseguenza dell’antropocentrismo in contrapposizione al Cristo-centrismo.E’ un annunzio singolare, direi rivoluzionario, quello compiuto da Cristo e dalla Chiesa, che da duemila anni resiste nonostante la pochezza degli uomini di tutte le culture e di tutte le civiltà.Egli fa nascere il centro della ricerca umana, non più nell’uomo, ma in Dio.

“In principio era il Verbo…Tutte le cose furono fatte per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste” (Gv1, 1-3).

Tutto ciò che è nel mondo, è creatura perché non è Dio.Infatti, ciò che ha ricevuto l’essere non è l’Essere, ma profanazione dell’Eterno Essere.La sua ragione d’esistere, non la trae da sé, ma da Colui in cui l’essere e l’esistere s’identificano nell’Atto perfetto dell’Essere increato.

Le creature non sostituiscono il creatore, ma ne postulano la centralità da cui attingono momento per momento la continuità.Le creature sono saldate al creatore, al centro propulsivo dell’essere e dell’esistere e centro finale d’ogni loro scelta concreta nello svolgimento temporale della loro natura.Questo è il supporto metafisico (cioè che di là dai dati dell’esperienza, perviene alla spiegazione dei principi essenziali della realtà), dell’ordine ontologico, teologico, deontologico, escatologico, contro il quale gli esseri sono, vivono e si muovono.

Cristo rivela nel tempo, l’amore di Dio e la realtà autentica dell’origine, del fine, dell’esistere di tutte le creature.La strada di Cristo è l’uomo, il traguardo di questa strada è Dio, mediante Cristo, esempio e progetto del nuovo corso storico di cui Dio, uno e trino, è il centro ricercato dall’uomo concreto.
Cristo, infatti, insegna come ricondurre Dio, al centro delle scelte umane, affinché il desiderio della felicità, si plachi in quella pace sicura che non sa trovare, se pone al centro delle aspirazioni le creature invece del Creatore.

Nel Natale nasce l’uomo nuovo e una nuova maniera di gestire la storia umana e cosmica.E’ la maniera di vivere l’umanità secondo Dio.

Farsi adulti in Cristo – Indice