La legge veterotestamentaria

Raccolte

Si è già detto dello stretto legame tra comandamento fondamentale e leggi particolari: Israele deve osservare tutti i comandamenti, amando e servendo Jahwé come pure inversamente Israele deve temere e amare Jahwé osservando tutti comandamenti che gli sono trasmessi (deut.8,6-11 2 6,24ss). Si distinguono solitamente sei raccolte di leggi:

Codice rituale o decalogo rituale

( Es.34,17-27). Si tratta di prescrizioni di carattere rituale relative ai sacrifici e alle feste agricole. Il valore etico oggettivo di queste stipulazioni è inferiore a quello del decalogo morale, anche se vanno sottolineati l’importanza e il significato di questa legislazione: alla presenza di una cultura sacrale Israele doveva organizzare la sua esistenza in modo sacrale.

Codice dell’alleanza

(Es.20,22-23, 19). E’ una raccolta a carattere spiccatamente giuridico, destinata a regolare i rapporti della comunità d’Israele non ancora ben organizzata. Si può affermare che ha di mira l’ordine e il buon funzionamento della società, non tramite la difesa dei diritti di una classe privilegiata, ma assicurando i diritti fondamentali d’ogni individuo.

Codice Deutoronomico

(Deut.12-26). Riprende leggi preesistenti, cui conferisce una nuova formulazione, e ne stabilisce di nuove. E’ destinato ad una comunità già da qualche tempo sedentarizzata, fortemente centralizzata, con tutta la sua gerarchia di sacerdoti, re e giudici, ed è avviata ad un intenso commercio. La presenza del prologo e dell’epilogo fa di questo codice il migliore esempio di legislazione ebraica.

Legge di santità

(Lev.17-26). Costituisce un insieme di leggi a carattere compilatorio che, come quello deuteronomico, inizia con disposizioni riguardanti i sacrifici e termina con benedizioni e maledizioni. Tuttavia si distingue dal codice precedente per il suo interesse prevalentemente portato ai riti e ai sacerdoti e per il suo richiamo costante alla santità di Jahwé e del suo popolo: l’appartenenza d’Israele a Jahwé è definita in modo chiaramente rituale, essendo la santità di Dio il fondamento della santità ontologica e morale insieme del popolo: “Siate Santi perché io, Jahwé il vostro Dio, sono Santo” (Lev. 19,2). L’apporto morale nuovo di questa legislazione consiste nel porre Jahwé come causa esemplare della morale dell’alleanza, Questa comprensione acuta della santità di Dio e delle sue esigenze determina una maggiore finezza nei rapporti sociali (Lev.19,15-18)

Codice sacerdotale

E’ costituito dai testi legislativi del resto del Levitico (Leggi dei sacrifici 1-7; rituale dell’investitura dei sacerdoti 8-10; leggi di purità 11-16) nonché da tutti quelli sparsi nell’Esodo e nei Numeri che sono collegati ad eventi del soggiorno nel deserto. L’accento è posto sul culto e sui riti in generale. La rigida concezione teocratica che traspare si fonda sulla dimensione religiosa del popolo dell’alleanza.

Il decalogo morale o dieci comandamenti

(Esodo 20,2-17 e Deuteronomio 5,6-21). Si tratta dell’insieme di leggi, se non proprio il più antico, sicuramente il più importante, distinto in doveri verso Dio e doveri verso il prossimo. Contiene gli imperativi essenziali della religione e della morale. Che il decalogo abbia giocato un grande ruolo nello sviluppo della coscienza morale dio Israele è innegabile; esso non costituisce propriamente parlando, una legislazione accanto alle altre. Ben presto ha assunto, nei confronti delle altre raccolte di leggi, il ruolo di una norma generale: esso costituisce la legge delle leggi, lo spirito delle leggi.

Molti affermano che i comandamenti del decalogo non fanno che affermare le esigenze fondamentali di una norma naturale. Il valore dei comandamenti è così universale che si sono visti talvolta come un codice di morale naturale. Ma, a causa dello stretto legame tra decalogo e alleanza, i dieci comandamenti rientrano in un’economia diversa da quella della legge naturale. Il decalogo è parola di Dio, il suo contesto è quello della storia della salvezza; esprime gli imperativi di una nazione santa costituita dall’azione liberatrice di Dio. Essere fedele al decalogo non significava dunque per Israele osservare delle prescrizioni di diritto naturale, ma rispondere alla libera e gratuita iniziativa di Jahwé. Israele non conosceva la distinzione tra diritto naturale e diritto positivo: al decalogo è stato riconosciuto un certo primato nei confronti delle altre raccolte di leggi non perché si ritenne codificazione d’istanze della legge naturale, ma perché il decalogo è andato via via assumendo il ruolo di legge fondamentale nei confronti delle altre prescrizioni della Torah.

Si deve aggiungere però che esaminato da un punto di vista diverso, quello della materialità dei precetti, se si eccettua la I^ tavola, il decalogo è di diritto naturale. I valori salvaguardati sono accessibili alla coscienza umana al di fuori d’ogni rivelazione. Essi sono anche espressione di una saggezza umana: sono conosciuti anche presso altri popoli e anche presso il popolo d’Israele prima di Mosé: Dio ha dato infatti ad ogni uomo una coscienza morale e ha inscritto nel suo cuore la legge naturale. La legge, rivelazione di grazia, illuminava nello stesso tempo l’uomo sulla sua natura, su ciò che lo costituiva in quanto uomo. Questo conferisce al decalogo un valore unico. Non è un catalogo d’imperativi derivati dal volontarismo divino, ma riprende i precetti della morale naturale esprime ciò che è ragionevole e conforme alla natura umana. Rimane così scongiurato il pericolo di estrinsecismo: “Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo perché tu possa dire: Chi salirà per noi in cielo, pere prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Non è di là dal mare, perché tu dica: Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica” (Deut.30,11-14).

Le leggi contenute in queste raccolte si possono raggruppare in tre gruppi:

I comandamenti morali. Questi comandamenti corrispondono di fatto alle prescrizioni della legge naturale, tuttavia il contesto di questa codificazione biblica, specialmente il decalogo, li separa nettamente dalla pura legge naturale conosciuta attraverso la ragione. Infatti la loro formulazione è opera di un intervento e di una rivelazione speciale di Dio, motivati dal bisogno di illuminare Israele e di elevare il suo livello morale, tenuto conto dell’oscuramento in cui si trovava la coscienza umana in fatto di moralità naturale.

Prescrizioni cultuali o cerimoniali. Il culto dell’A.T. è il continuo ricordo del patto di elezione e nello stesso tempo riferimento vivissimo al suo adempimento in Cristo. Il culto dell’A.T. aveva il suo valore davanti a Dio solo come riferimento a Cristo. Con l’apparire di Cristo la legge cerimoniale antico-testamentaria è stata abolita.

Prescrizioni giuridiche. Questo aspetto della legislazione è intimamente legato ai precedenti. Le esigenze morali e religiose della legge, per garantire un miglior affinamento della coscienza del popolo ebreo, dovevano incarnarsi anche in istituzioni politiche e regolare le relazioni sociali. Questo poteva essere realizzato solamente da un insieme legislativo d’ordine positivo e civile, che avrebbe portato alla maturazione di una situazione culturale e sociale del popolo e per questo suscettibile d’evoluzione.

Teologia dell’Alleanza Antica e Nuova – Indice