Analisi di una conversione

Io sono o non sono un prodigo? Quando il cuore si chiude in se stesso, emarginandosi dagli altri e da Dio, diventa il cuore del prodigo. L’aria di casa infastidisce chi ha il cuore guasto e intossicato dall’egoismo, dall’amor proprio, dalla superbia, dall’orgoglio, dall’arroganza, o dalla presunzione di essere il fautore della propria libertà e della propria storia.

E’ allora che io sono il prodigo. Mi comporto da prodigo. Respiro da prodigo. Guardo da prodigo. Cammino da prodigo. Mi diverto da prodigo. Dissipo le migliori energie del mio essere in cose relative da prodigo. Scialacquo da prodigo. Bestemmio da prodigo. Combatto il Totalmente Altro da prodigo. Sono abbandonato da tutti perché ho fallito anche da prodigo. La fame mi dilania perché prodigo. La sfortuna mi perseguita perché prodigo. La coscienza scoppia perché prodigo. Il rimorso mi afferra e mi frantuma perché prodigo. La volontà di riprendere la via del ritorno imprigiona il prodigo che è in me. La volontà di ritornare al luogo di partenza, finalmente vince la ribellione del prodigo esaurito insieme alle sue sostanze e velleità.

Il dovere di ripristinare il ruolo di figlio, abbandonato per affermare i diritti del prodigo, sconfigge il diritto alla libertà per la libertà che ha distrutto la grandezza del prodigo. L’essere senza dovere essere, che ha infranto a suo tempo la dipendenza dall’amore paterno e della famiglia, risorge come voce della coscienza. Rientro in me stesso per abbandonare gli abiti del prodigo e rivestire gli abiti del diseredato:  “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno d’essere chiamato tuo figlio, trattami come uno dei tuoi servi” (Lc.15,18-19).

“E mentre ancora stava lontano, suo padre lo vide e se ne impietosì, e correndogli incontro, gli si gettò al collo e lo baciò teneramente” (Lc.15,20).

La strada del ritorno è la stessa dell’andata. La differenza, invece, sta nell’anima di chi la percorre nell’andata e nel ritorno. Qualcosa di profondamente mutato è dentro il prodigo. Nell’andarsene egli volta le spalle al padre e alla casa; nel ritornare, al contrario, volta le spalle sia al suo passato, sia alle ragioni di autonomia, di indipendenza, di libertà assoluta, e molte altre cose, onde riscoprire il volto del padre e l’accoglienza della casa rimasti intatti ad attenderlo con amore e pazienza, senza rinchiudersi mai in un giudizio o in un comportamento di condanna.

L’atteggiamento del padre non appartiene alle categorie morali o ai paradigmi psicologici di coloro i quali concepiscono l’uomo cattivo sempre cattivo e l’uomo buono sempre buono, essendo privi di quell’amore redentivi che sa distinguere il peccato dal peccatore, l’errore dall’errante, la debolezza dalla tensione interiore verso la perfezione, e la capacità di ritornare sui suoi passi, ossia il potere di convertirsi alla verità sconfessata, di ritornare a Cristo Gesù, alla Chiesa, al Vangelo,di diventare gioioso testimone seguendo la maniera di farsi uomo del Figlio di Dio.

“Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv.13,34). Si ritorna per essere non per avere. Per essere partecipi del regno di Dio in terra, accettando di confessare e di testimoniare le opere di Gesù, sempre e ovunque senza vergogna, senza paura fino alla fine del mondo, sino agli estremi confini della terra, a servizio dell’uomo visto con gli occhi di Dio, Padre nostro.

“Presto, tirate fuori la veste migliore e indossategliela, mettetegli un anello al dito e sandali ai piedi, portate il vitello ingrassato, ammazzatelo e facciamo festa con un banchetto, perché questo figlio mio era morto ed è risuscitato, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa” (Lc.15,22-24).

Lo stupore deve accompagnare sempre ogni opera dell’amore di Dio, soprattutto quando si tratta di un’opera dello Spirito in cui Dio ha il cuore di un Padre e il figlio ritorna a comprendere la grazia di essere figlio di Dio in Gesù Cristo. L’atteggiamento invidioso del fratello maggiore, che si considera sottovalutato, dimenticato, quasi inferiore a chi ritorna dopo essersela goduta secondo lo spirito del mondo, apre la riflessione sullo stato di grazia di molti seguaci autentici, ma che manca loro l’intelligenza di capire l’amore del Buon Pastore, la comprensione del Padre, l’umanità del cuore, l’invito a partecipare non a stare passivi nella Chiesa, mentre Gesù muore e risorge per la salvezza di tutti gli esseri umani.

“Il Signore è il tuo custode, il Signore è sempre ombra che ti copre, e sta alla tua destra”.

Amen,alleluia,amen.