La debolezza interiore colpisce lo spirito nel centro gravitazionale in cui si trova la cella dell’io profondo della coscienza. L’io profondo vive il senso della gioia o della colpa morale contro la legge di Dio e contro quell’inclinazione alla verità oggettiva, spesso coperta dalla verità dell’egoismo (verità soggettiva), frutto forse di presunzione, di orgoglio, di superbia, di incredulità, mai disposta ad ammettere i propri errori contro la verità naturale e rivelata, contro la Persona di Cristo, contro la Chiesa, il Vangelo, l’avversione alla vita saggia e ragionevole, l’avversione a sopportare le sofferenze, sia fisiche che morali; infine la dimenticanza della vita futura, nella quale è tutta la nostra speranza.
Ci sembra che le tre cose conducano alla corruzione del bene privato e del bene pubblico. Il danno spirituale, umano, culturale, religioso, risulta grave ed incalcolabile secondo la visione del vangelo. Il bisogno di protezione dall’alto è avvertito, quindi, da tutti, sia in modo implicito che esplicito. Gli occhi dell’anima, prima di giungere a Dio per mezzo di Gesù nello Spirito santo, s’incontrano con gli occhi di Maria, Madre di Dio e Madre nostra.
La Madre mette mano a tutte le segrete suppliche e desideri del cuore; le ripulisce, le impreziosisce con i suoi meriti, le eleva con la sua divina maternità perché siano gradite a Dio e lo disponga ad esercitare favorevolmente la sua paternità nei nostri confronti. Maria estende la sua maternità alla nostra stessa vita fisica, ma soprattutto spirituale, facendoci vedere chiaramente la gravità e la tragicità del peccato, stando sotto la croce di Gesù: e come sia doveroso abbandonarlo. Ella ci presenta la via giusta, virtuosa da seguire, mentre stende vende verso di noi la sua mano materna per un cammino di conversione radicale.