Avvento: Tritoisaia


Mosè - Thomas Brigstocke
I capitoli 56-66 del Libro di Isaia sono per noi ancora oggi un gran mistero per quanto riguarda il loro autore e la data di composizione.

Ci troviamo do fronte infatti a una serie di testi di tempi diversi che difficilmente si possono attribuire a una persona sola, ma piuttosto provengono da allievi del DeuteroIs. Attivi fino al tempo di Zaccaria.

Senza scendere in una discussione particolareggiata, vediamo che cosa succede alla fine dell’esilio.

Abbiamo visto che nel 538 era uscito l’editto di Ciro. Con ogni probabilità il movimento di ritorno non ebbe inizio immediato; ad ogni modo i libri di Esdra e Nehemia ci aiutano a ricostruire le complesse vicende del rientro e della ricostruzione.

Dal 520 al 515 il popolo è impegnato nella ricostruzione del Tempio. Aggeo e Zaccaria (1-8) ci descrivono come quest’opera procedesse tra diversi contrasti e come fosse un po’ il banco di prova della fede del popolo stesso.

Questi sono i limiti cronologici nei quali si può far entrare il TritoIs. Almeno per il nucleo più grosso dei pochi capitoli che vanno sotto il suo nome.

Non è difficile intravedere che si rivolge a una comunità insicura, che ha bisogno, di volta in volta, di essere consolata (57,18-19; 61,1-3) o richiamata alla giustizia (58,1-12) e alla fedeltà (65,1-4.11-12) attraverso il giudizio, unendo insieme temi propri della profezia preesilica, del ritorno e del tempo della restaurazione.

La descrizione della struttura resta abbastanza difficile e rischia di essere frammentaria. Ci limitiamo perciò a indicare le unità più grosse del Testo,scendendo nei particolari solo là dove sia necessario.

Cap.56,1-8 oracolo universalistico di salvezza del tempo di ritorno,
cap.56,9-57,5 oracolo contro i capi di Giuda, che parrebbe precedere l’esilio,
cap.57,6-13 richiamo contro l’idolatria,
cap.57.14-21 oracolo di consolazione del tempo di ritorno,
cap.58 una serie di richiami alla fedeltà e all’osservanza interiore del culto,
cap.59,1.14 salmo per la confessione dei peccati del popolo: notiamo che essa è preceduta da una confessione di fede nel perdono,
cap.59,15-20 frammento apocalittico da accostare a Is.24-27 (abbiamo già specificato all’inizio che i capp.succitati del ProtoIs. sono in realtà i più tardi di tutti),
cap.59,21 il Profeta segno di alleanza eterna,
cap.60-62 inni diversi in cui è più marcata l’influenza del DeuteroIs.
Cap.63-65 un’altra serie di frammenti di tono apocalittico. Notiamo:
63,1-6 dialogo tra Dio e il Profeta: il Signore si presenta come vendicatore. Tale oracolo verrà in seguito attribuito al Messia,
65,15-25 frammento che raccoglie un po’ tutte le caratteristiche delle profezie di bene in chiave escatologica,
cap.66 oracoli del tempo della ricostruzione del Tempio per la purezza del culto con un’appendice apocalittica ed escatologica ai vv.5-16 e 18-24.

In tanta difformità testuale è abbastanza difficile concentrare l’attenzione su qualche elemento particolare del messaggio del TritoIsaia, tuttavia:

a) cerchiamo di vedere come egli intenda la funzione di Gerusalemme: essa ha un posto preminente proprio nei capitoli che più direttamente risentono del DeuteroIs. (60-62), è però compiuta la sua gloria, o tale compimento deve essere ancora chiesto al Signore? Cerchiamo la risposta al cap.65.

b) si parla mai in questi capitoli dell’Unto del Signore? Quello che dice il TritoIs. Aggiunge nulla a quel che già sappiamo di questo personaggio?.

c) anche il TritoIs. È spesso citato, più o meno direttamente, nel NT. Tali citazioni ci permettono di capire come mai la lettura di questi capitoli sia particolarmente opportuna in questo tempo liturgico. Limitiamoci a rintracciare tali citazioni nel Vangelo di Matteo: già questo dovrebbe bastare per accostarci a una lettura in profondità di questo Profeta.

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