Avvento: Protoisaia


Il Profeta Isaia - MichelangeloAccostandoci al Profeta Isaia premetto alcune osservazioni:

anzitutto c’è un elemento di fondo dell’AT per cui tutto l’AT nel suo insieme è il massimo dell’espressione profetica. Esso infatti raccoglie fatti e parole di Dio che si riferiscono al passato, ma che al tempo stesso riguardano il futuro.

L’AT è posto in mezzo al cammino tra le promesse di Dio realizzate e da realizzarsi per il popolo ebraico lungo certe tappe della sua storia, poi in Gesù e poi alla fine dei tempi.

Compito suo è ricordare le promesse e la loro graduale realizzazione, tenendo desta l’attesa del compimento ultimo.

In questo quadro si collocano i singoli profeti, ciascuno col proprio messaggio, tutti però con un compito unico, che è dialogare con qualcuno (Israele, Giuda, i sacerdoti, il re, ecc.) per fargli scoprire la sua particolare situazione di quel momento davanti a Dio.

Quando parliamo di Isaia però ci riferiamo a un periodo storico molto complesso e doloroso per il popolo di Dio, di cui ricordiamo alcune tappe fondamentali:

nell’anno 970 prima di Cristo (circa) era morto Davide a cui era succeduto il figlio Salomone che muore a sua volta nel 931 circa, dopo un regno estremamente prospero e pacifico.
Anche a lui succede il figlio Roboamo; ma sotto di lui le tribù del popolo che risiedono nel Nord (Samaria) si separano da quelle del Sud (Giudea e dintorni di Gerusalemme), fanno uno stato in proprio sotto l’impulso di Geroboamo che si fa ungere loro Re (la vicenda è raccontata in 1 Re 12).

Da questo momento gli Ebrei sono divisi in due stati sovrani, ciascuno con una vita propria, e partecipano alla vita politica delle nazioni intorno a sé, finché nel 721 il regno del Nord cade in mano agli Assiri e la popolazione è deportata.

Qualche decennio dopo, nel 701 durante il regno di Ezechia, anche il Sud sarà invaso, pur continuando a esistere con alterne vicende fino al 598 quando Gerusalemme è presa e la popolazione deportata a Babilonia.

Vediamo ora in sintesi il Profeta più da vicino

I 66 capitoli che la Tradizione scritturistica ci ha tramandato come “LIBRO DEL PROFETA ISAIA” raccolgono in realtà, come è ormai noto, l’insegnamento di almeno tre diversi maestri:

a)Protoisaia cui si ascrivono i capitoli da 1 al 39, eccettuata qualche sezione;

b)Deuteroisaia per i capitoli 40-55;

c)Tritoisaia per i capitoli 56-66.

Non possiamo dilungarci sul come e perché e da chi queste fatti siano stati raccolti e messi assieme. Ci basti per ora sapere che i tre maestri corrispondono a tre periodi contigui della storia del regno di Giuda. Quando ci riferiamo ad uno di essi in particolare, li distinguiamo in ProtoIs, DeuteroIs, TritoIs. Mentre, quando si intende il libro nel suo complesso, diciamo soltanto Isaia.

Consideriamo ora il ProtoIsaia, autore dei capp.1-39.

Stando alle sue stesse indicazioni, la sua vocazione risale al 740 prima di Cristo, quando Amos e Osea sono scomparsi e Michea ha appena iniziato la sua attività. Vive e predica nel regno del Sud, mentre quello del Nord è agli sgoccioli e vive una prosperità che ha in sé i sussulti dell’agonia.

La sua vocazione avviene nel Tempio (6,1-13) ed egli riceve il mandato di annunciare la rovina di Israele e di Giuda.

Seguono infatti anni di guerre e di grandi sofferenze, la più grande delle quali è la guerra fra i due regni (la cosiddetta guerra siro-efraimita in cui il regno del Nord, cioè Efraim, è alleato degli Arami, cioè i Siri) scoppiata qualche anno dopo, che vede l’uno contro l’altro il regno d’Israele alleato degli Aramei e il regno di Giuda alleato dell’Assiria.

Questo conflitto accelera il processo di decadenza del regno del Nord, e il Sud si trova quindi responsabile della rovina dei suoi stessi fratelli.

Tale politica del regno del Sud è guidata dal re Akaz, cui fa seguito Ezechia che, viceversa, cercherà una politica di intesa con l’Egitto (30,1-5) fino al 701, anno in cui il re assiro Sennacherib invade la Palestina e assedia Gerusalemme.

Con questi fatti termina il libro del ProtoIs. E quello che sappiamo di lui direttamente; però possiamo aggiungere ancora qualcosa.

Raramente si trova un testo raffinato e smagliante come questo. Esso testimonia, da parte di colui che pronunciò questi oracoli (e in parte li scrisse o fece scrivere egli stesso: 8,16-18 e 30,8) vivacità di cultura, conoscenza profonda della cultura dei popoli vicini e grande creatività poetica. Non sempre perciò è facile capire e apprezzare il ProtoIs.

Certo doveva essere un uomo di condizione sociale elevata, capace di stare a corte come una persona di rango, in grado di guidare le vicende politiche e di intervenire nei rapporti internazionali della corte. Tutto questo in una visione della vita e del suo ministero che, più che religiosa, diremmo sacrale ( non scordiamo che il Signore lo chiama nel Tempio e lo purifica col carbone dell’altare).

Il Protols. Si occupa della politica perché è un uomo di Dio, l’interprete verace della realtà; colui che, essendo scelto, si lascia guidare e può a sua volta indicare la strada sicura al popolo intero senza compromessi.

La struttura del ProtoIs. È molto complessa e varia. Gli annunci del Profeta non sono disposti per argomento né per ordine cronologico se non in maniera molto relativa.

Capita a volte che nel bel mezzo di un gruppo di oracoli che si riferiscono agli stessi fatti, ce ne sia uno del DeuteroIs.o simili. Di questo non dobbiamo stupirci, perché il ProtoIs. Come tutti i profeti, avrà certo scritto ben poco di suo pugno. Molto hanno scritto gli allievi o persone che lo hanno amato e seguito, preoccupate più di raccogliere il messaggio che di lasciare un documento secondo la nostra mentalità.

Vediamo la struttura del libro nella sua ossatura fondamentale. Ci limitiamo a scendere nel particolare solo là dove sia strettamente necessario per la comprensione del Testo.

Quanto ai brani di data dubbia, ne rimandiamo ad altro tempo la discussione.

Capp. 1-5 oracoli che precedono la guerra siro-efraimita. In questa sezione si alternano minacce e promesse. Da notare in 5,1-7 il canto della vigna, perché il simbolo della vigna (=popolo di Dio) è tipico dell’AT e sarà ripreso da Gesù in Mt.21,33-44 e Gv.15,1-2.

Capp.6-12 oracoli del tempo della guerra siro-efraimita, detti anche “Libro dell’Emmanuele”, con il solito alternarsi di promesse e minacce, esortazioni e parole di giudizio. La sezione si apre con la vocazione del profeta in 6,1-13 alla fine della quale troviamo proprio l’annuncio della guerra.

Fermiamo però la nostra attenzione su 7,10-25 dove viene preannunziata la vittoria di Giuda col segno dell’Emmanuele, la nascita cioè del principe ereditario del trono di Gerusalemme, che la tradizione ha poi interpretato come oracolo messianico. In 8.1-4 il Profeta ci dà qualche notizia di sé. Vediamo (come ad esempio per Osea) che il Profeta dà a tale notizia un peso tutto speciale per la predicazione, come mostrano i nomi simbolici dei figli, qui e in 7,3.

In 8,16-20 abbiamo conferma del fatto che il Profeta avesse degli allievi. Notiamo anche che egli ha una coscienza altissima e ben chiara del suo ruolo e della sua scuola. In 10,5-19 e 24-34 si parla dell’invasione dell’anno 701 e quindi andrebbero letti accanto ai capitoli 36-39. In 11,10-16 i versetti meritano un discorso a parte: parlano di un nuovo esodo, di un ritorno dall’esilio. Dunque sono versetti del DeuteroIs. E descrivono il ritorno dall’esilio di Babilonia. Non è facile dire come si trovino qui. Certo è che appartengono ad un altro tempo e non sono del Profeta.

Capp.13-23 oracoli su popoli stranieri (anche qui i capp.13 e 14 sono senz’altro posteriori.

Capp.24-27 sezione apocalittica, cioè oracoli che vanno oltre i fatti più o meno vicini nel tempo per contemplare il mistero del giudizio di Dio. Con ogni probabilità questi capp. Sono i più tardi di tutto il libro di Isaia; se cioè volessimo mettere tutti i discorsi di questo libro in ordine cronologico (ammesso che si possa fare e che sia una cosa utile) questi andrebbero messi in fondo. Ci soffermiamo a notare queste cose per renderci consapevoli di quanto sia complesso a volte interpolare il testo e quanta prudenza e dedizione si rendano necessari.
25,6-12 il banchetto messianico degli ultimi tempi;
26,1-6 l’esaltazione di Gerusalemme;
l’eco di questi brani si sente in tutto il NT, è bene quindi dedicargli un’attenzione speciale.
27,2-5 controcanto di 5,1-7.

Capp.28-36 oracoli diversi su Israele e Giuda.
In particolare 29,1-10 grande carme su Ariel (=Gerusalemme);
30,1-5 contro l’ambasciata in Egitto per stipulare un trattato di alleanza anti-assira;
32,15-20 e 35,1-10 carmi del DeuteroIs. Per il ritorno dall’esilio di Babilonia.

Capp.36-39 appendice storica, la cui narrazione si trova in 2 Re 18-20.
Notiamo a questo proposito che non è il Profeta a parlare e a raccontare il fatto, ma c’è qualcuno che lo riferisce indirettamente.
Il passo è quindi aggiunto agli oracoli del Profeta per ricordare il suo intervento nella storia del regno nel suo momento più delicato.

Come si vede, il messaggio del ProtoIs. È non solo ricco, ma anche complesso, ed espresso in forme per noi oscure. Teniamo presente, come già abbiamo accennato, che il Profeta è un poeta, e un poeta autentico; usa immagini talora fuori della nostra portata e un linguaggio non sempre chiaro neppure per i raffinati conoscitori del Testo originale.

Per accostarci di più al Testo, seguiamo alcune indicazioni che esso stesso ci offre, o, per meglio dire, seguiamo alcuni temi familiari al Profeta e attorno ai quali egli, per così dire, unifica il suo messaggio; per esempio:

a) raccogliamo tutto ciò che il Profeta dice attorno a Gerusalemme (17,12-14; 10,27b-34; e cap:39) e mettiamolo a confronto con Salmo46, Salmo48, Salmo 76, Mi.7,8-13; che tipo di salvezza prospetta al popolo minacciato e che tipo di atteggiamento gli chiede nei confronti di Dio; che senso ha per il Profeta la parola contemplazione in questo quadro? Si può dire che è salvato colui che davvero contempla? Gerusalemme è chiaramente per il ProtoIs. Un segno di salvezza che viene da Dio: conserviamo questa cosa nel nostro cuore; vedremo in seguito come DeuteroIs. E TritoIs. Considerano la Città Santa.

b) E’ centrale nel ProtoIs. L’idea della giustizia. Facciamo un lavoro di pazienza: rincorriamo questa parola nel Testo e vediamone il significato. Si tratta solo di una virtù morale? O è invece la vera e unica risposta dell’uomo a Dio?

Esercitare la giustizia che cosa coinvolge e perché?

Come punto di partenza per questa indagine prendiamo Is:1-2. Già qui è delineato chiaramente che tipo di rapporto il Signore avesse instaurato con gli uomini e come essi abbiano risposto e che cosa Egli ora si aspetti, quando il suo Profeta parla di giustizia.

c) Direttamente legato a questi due temi di indagine ne propongo un terzo, che pare più connesso al Tempo d’Avvento; parlo cioè dell’Unto del Signore.

Anche qui è necessario inseguire le parole che lo riguardano per tutti i 39 capitoli del ProtoIs.: vedremo quasi subito che il Messia è indissolubilmente legato a Gerusalemme e ha poteri particolari e che ha un rapporto speciale con Dio, perché da Dio ha avuto una speciale missione di cui i poteri suddetto sono il segno. Una figura complessa quindi il Principe della pace, e anch’essa da custodire nel cuore per confrontarla con quella che propongono il DeuteroIs. E il TritoIs.

Ricordiamo che questa ricerca , forse faticosa in un primo tempo, serve soprattutto a renderci familiari col Testo Biblico, penetrandolo più che si può; ma serve anche per creare fra noi un nuovo stile di rapporto fraterno con lo scambio, cioè con l’interrogarci e con l’istruirci reciprocamente, costruendo sulla base stessa di Cristo, di cui il Libro ci parla, una vera collaborazione tra anima e anima, che ci faccia reciprocamente crescere nella fede.

Ricordiamo infine che non si può avere con la Sacra Scrittura un rapporto che non coinvolga la nostra fede. Non si tratta quindi tanto di crescere nella competenza o nella conoscenza del Testo in senso scientifico, quanto di crescere nell’adesione di fede al patto che Dio ha stabilito col suo popolo. Patto che è sempre iniquo, lo sappiamo, perché il popolo che è il secondo contraente, è sempre infedele, e solo Dio ne è il garante fedele.

Letture per il Natale – indice